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A partire dalla fine del secolo XIV, nei grandi centri della penisola italiana il rinnovato interesse per la cultura classica contribuì a far tornare al centro dell’attenzione l’uomo e la sua vita terrena. Si impose anche la convinzione della possibilità di esplorare con metodi razionali la struttura armonica del cielo e le influenze che esercita sulle vicende mondane.
Nei secoli XV e XVI gli intellettuali europei s’impegnarono nel recupero e nella rimessa in circolazione dei testi classici. Le opere più importanti dell’astronomia antica, soprattutto Tolomeo, furono tradotte e commentate, mentre si tornarono a costruire gli strumenti di osservazione e di misura che avevano consentito i grandi progressi dell’astronomia alessandrina. Contestualmente, si osservò un fervore di attività per rappresentare visivamente l’immagine dell’universo attraverso atlanti, globi celesti e sfere armillari.
Grande fioritura registrarono anche le attività astrologiche, alimentate dalla convinzione della diretta simmetria tra uomo e macrocosmo. La diffusione di questa concezione è testimoniata dalle dimore principesche del Rinascimento, le cui volte fuono abbellite da cicli di affreschi astrologici realizzati dagli artisti più rinomati. La rinascita dei miti, degli dèi e dei cieli antichi stimolò anche la ripresa dei dibattiti sulla struttura dell’universo. Niccolò Copernico resuscitò l’antica visione di un cosmo nel quale il Sole occupava la posizione centrale, inaugurando la stagione che in pochi decenni avrebbe prodotto una profonda rivoluzione nell’astronomia.