Sin dall'antichità era stato osservato che l'ambra strofinata aveva la proprietà di attrarre corpuscoli leggeri posti in sua vicinanza. Ma fu solamente William Gilbert che nel 1600 distinse chiaramente i fenomeni magnetici, generati dalle calamite, da quelli elettrici, prodotti da sostanze strofinate come l'ambra o lo zolfo. Sino all'inizio dell'Ottocento lo studio dell'elettricità si limitò all'elettrostatica, che studia essenzialmente i fenomeni relativi alla distribuzione delle cariche elettriche in equilibrio.
A partire dai primi anni del Settecento le ricerche in questo campo della fisica sperimentale ebbero un notevolissimo sviluppo. La realizzazione di macchine elettrostatiche sempre più potenti, l'invenzione nel 1745 del primo condensatore, la cosiddetta bottiglia di Leida, l'osservazione di fenomeni sorprendenti e spettacolari, quali scintille, effluvi, scariche nel vuoto, contribuirono ad attirare non solo l'attenzione degli studiosi, ma anche la curiosità delle classi colte della società, che trovarono nelle esperienze elettriche motivo di svago e di meraviglia. Nel Settecento, vennero formulate numerose teorie relative all'esistenza di uno o più fluidi elettrici dalla natura sfuggente. Negli ultimi decenni del secolo, vennero inoltre ideati strumenti sempre più perfezionati come elettroscopi ed elettrometri, che servirono sia a rivelare sia a misurare la presenza di cariche elettriche. Le ricerche elettrometriche di Alessandro Volta e lo studio approfondito delle forze elettrostatiche da parte di Charles Coulomb permisero di stabilire e di descrivere matematicamente le leggi fondamentali dell'elettrostatica.
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