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Le navi di Nemi

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Il tentativo di Leon Battista Alberti

Dispositivi per la natazione, per l?immersione e per il recupero di oggetti sommersi compaiono in molti dei codici rinascimentali di argomento tecnico, dove vengono illustrati sia a scopi bellici che civili.

Meccanismi di questo genere furono sfruttati da Leon Battista Alberti attorno al 1446, nel tentativo fallito di recuperare i resti di una delle due navi romane che si trovavano sul fondo del lago di Nemi.

L?impresa, alla quale fa riferimento un?immagine attribuibile alla cerchia di Francesco di Giorgio, desto un interesse enorme. E possibile che alcuni dei dispositivi subacquei e dei congegni basati sulla spinta idrostatica raffigurati nei codici rinascimentali siano da ricondurre a questo episodio.

Il recupero delle navi

Dopo i tentativi di Francesco De Marchi, che nel 1535 impiego una campana subacquea per esplorarle, ed altri successivi, le due navi di Nemi furono recuperate da Guido Ucelli tra il 1929 e il 1931 prosciugando parzialmente il lago, ma sono andate perdute per un incendio durante la seconda guerra mondiale.

Le imbarcazioni, costruite durante l?eta di Caligola, misuravano rispettivamente 67 e 71 metri di lunghezza, e costituivano una straordinaria testimonianza dell?arte e della tecnica romane.

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