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La censura del "De revolutionibus"

Il moto terrestre era in aperto contrasto con le Sacre Scritture, e a questo riguardo è significativa la prefazione anonima al De revolutionibus, "Al lettore sulle ipotesi della presente opera", scritta dal luterano Andreas Osiander. Tradendo totalmente il pensiero dell'autore, Osiander presenta la teoria eliocentrica come una mera ipotesi matematica, utile per "salvare i fenomeni", ma senza alcuna pretesa di essere fisicamente vera. Le università protestanti sostanzialmente accolsero l'interpretazione strumentalistica di Osiander, e il De revolutionibus divenne un importante testo di insegnamento dell'astronomia. Al contrario, la reazione della Chiesa Cattolica fu molto più repressiva. Nel marzo del 1616, la Sacra Congregazione dell'Indice (la commissione vaticana preposta alla censura dei libri) emanò un decreto che poneva il De revolutionibus nella lista dei libri proibiti fino a che non fosse stato corretto (donec corrigatur). Così, nel 1620, la Congregazione dell'Indice emanò un secondo decreto che stabiliva le correzioni da apportare al testo. Sarà solo nel 1757 che il decreto contro i libri che trattano del moto terrestre verrà abrogato, lasciando pero nella lista proibita, fino al 1835, tutte le opere già pubblicate, compreso il De revolutionibus.

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