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Paleontologia e geologia

Paleontologia e geologia

Leonardo arrivò a sviluppare una competenza specifica fuori dal comune per i suoi tempi in relazione a quelle che sarebbero state queste due discipline: l’attenta osservazione dei fossili da lui stesso rinvenuti, in particolare, lo condusse addiritura ad una precoce messa in discussione della teoria biblica del Diluvio Universale. Anche nei suoi dipinti si evidenzia una grande attenzione agli elementi geologici, le cui rappresentazioni si sono prestate nel tempo persino a estreme interpretazioni iconologiche.

  • Gli studi di Leonardo sull’acqua e sulla fisica che ne regola il comportamento costituiscono uno dei cardini della sua investigazione scientifica. Nel Codice Leicester, per esempio, egli cita fra gli altri questi quattro luoghi per l’effetto che lo scorrere delle acque ha sulle pietre, modificandone la forma.

  • Sia nel Codice Atlantico che nel Codice Leicester, Leonardo parla della Golfolina, masso che caratterizza una nota strettoia dell’Arno: in un passaggio del Codice Leicester indica proprio questo come il luogo in cui il fiume toscano si sarebbe anticamente gettato in mare con un altissimo salto.

  • Nel fango venato d’azzurro che caratterizza questo luogo Leonardo si dedicò alla raccolta di fossili, sulla cui stratificazione si interrogò con un approccio rigoroso: il Vinci mise profondamente in discussione la teoria che ne legava l’origine al biblico Diluvio Universale, arrivando così a prefigurare la scienza paleontologica.

  • Vi era una costante, nei ritrovamenti di fossili marini, che colpiva particolarmente Leonardo: mentre era comune rinvenirne nelle valli che erano state un tempo riempite dall’acqua del mare, non se ne trovava traccia invece nei luoghi che non avevano avuto lo stesso passato. Questo, per il Vinci, dimostrava come non fosse stato il Diluvio Universale a trascinare i «nichi» fino a grandi altezze.