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Sono qui esposti tre celebri disegni degli anni che precedono la partenza di Leonardo per Milano (1482). Tre fogli con soggetti diversi; ma tutti in grado di comunicare la capacità di precorrere i tempi che fu propria del loro artefice.
Inedita è la visione di paese che prospetta il foglio 8P degli Uffizi. Quantunque ancora vi s’avverta quell’ascendente nordico che tanta presa aveva allora sugli artisti fiorentini, indubbio è lo scatto che vi si registra al cospetto delle coeve (ma anche successive) figurazioni di paesaggio. Datato al 5 d’agosto del 1473, il disegno è un attestato dei precoci interessi di Leonardo nei riguardi d’una presa diretta della natura. Raffigura probabilmente lo sprone col castello di Montevettolini e il dirimpettaio colle di Monsummano, col padule di Fucecchio che slontana fra le due alture. Paesaggio dal vivo, dunque; dove a stupire di più è il palpito di vita che l’artista, con largo anticipo sugli altri, riesce a infondere alla veduta di terre, liricamente evocando gli effetti del vento sulle balze e sulle fronde.
Nel dicembre del 1478 Leonardo – a suo stesso dire – comincia a dipingere “due Vergini Marie”. Il soggetto è di quelli più frequentati. Dalla stessa bottega del Verrocchio uscirono tante Madonne col Bambino d’altissima poesia. Nel disegno col bimbo irrequieto in braccio a una Vergine fanciulla, l’artista tiene fede alla linea espressiva del maestro e del suo giro, ma impone ai protagonisti (ritratti con rinnovato naturalismo) una gestualità ch’è specchio dei sensi dell’animo. Imprime loro, cioè, quel “moto” e quel “fiato” che sono tratti peculiari dell’arte vinciana e che furono determinanti per la nascita della “maniera moderna”.
“Maniera” che ancor più decisamente troverà un preannuncio nel foglio preparatorio per l’Adorazione dei magi (1481), dove, pur nelle ridotte dimensioni del supporto, trovano agio di manifestarsi (e al massimo grado) quei caratteri di dinamismo, patetismo e varietà, che rappresentano gli assi portanti d’una lingua figurativa che prenderà campo una ventina d’anni dopo.
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