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Le recenti analisi diagnostiche del dipinto della Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, condotte da Maurizio Seracini, hanno consentito di stabilire che la Tavola è stata eseguita in due fasi distinte e non coeve (a).
Nella prima fase, sopra un pannello di legno composto da dieci tavole di pioppo (b), Leonardo stese una preparazione a base di gesso grosso e gesso fine con colla animale (c). Eseguì quindi sulla superficie della preparazione un accurato disegno a nero fumo in resina naturale steso a pennello, che ricoprì con una sottile imprimitura a base di biacca, in modo che restasse visibile per la fase successiva di stesura del colore (d). Quest’ultima si limitò a una campitura del cielo con biacca e granuli di lapislazzuli e a brevi lumeggiature, sia su alcune figure che su parti dell’architettura (e).
La seconda fase, eseguita in un tempo notevolmente più tardo da un altro artista, riguarda la stesura di più strati di colore a base di terre naturali, resinato di rame e materiale carbonioso in un legante oleoso e resina (f). La pittura monocroma non modella né definisce i tratti del disegno preparatorio, ma ne copre parti significative con spesse campiture nere o brune.
In sintesi, il grandioso momento creativo di Leonardo nell’Adorazione è rappresentato dall’eccezionale qualità del disegno preparatorio, che adesso, grazie ad avanzate analisi scientifiche, è possibile tornare ad ammirare (g, h, i).
Nel disegno su carta dell’Adorazione, Leonardo ha inizialmente tracciato sopra un accurato impianto prospettico delle strutture architettoniche ed una ampia copertura a due falde (j), passando quindi a popolare la scena di figure e di cavalli in buona parte abbozzati prima a carboncino e poi elaborati con inchiostro ferro gallico steso a penna (k).
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