I dati archeologici e le fonti letterarie del primo secolo d.C documentano, nelle città vesuviane e in tanti altri centri dell'impero romano, una notevole produzione e consumo di oggetti in vetro. In molti musei è possibile osservare la straordinaria quantità e varietà di questi manufatti, solitamente esposti perché se ne ammirino la forma, il colore, la decorazione. L'impressionante progressiva diffusione degli oggetti in vetro dipese, in realtà, da una profonda innovazione tecnologica legata a precise indagini sperimentali e, in non pochi casi, a un approfondimento teorico sulla composizione della materia e la sua funzionalità scientifica. La tecnica della soffiatura e l'attenzione prestata dai filosofi antichi alla spiegazione della composizione ultima della materia favorirono uno straordinario incontro tra arte e scienza, tra la destrezza dell'artigiano e l'ingegno del filosofo.
In effetti, gli oggetti in vetro non venivano fabbricati esclusivamente per comodità o per appagare il gusto estetico prevalente: infatti, gli antichi hanno concepito il vetro anche come materiale ideale per il progresso del sapere. Per questo, il percorso espositivo qui presentato intende evidenziare come, in queste città, siano esistiti uomini capaci di impiegare il vetro per realizzare apparati e congegni che hanno profondamente contribuito alla crescita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche dell'antichità e che hanno posto le basi per la riscoperta "scientifica" di questo materiale nel Rinascimento.