Il compasso di Galileo - Storia di un'invenzione

Versione dinamica

L’INVENZIONE
Nel corso del Rinascimento (fig.1) furono molti i tentativi di elaborare uno strumento universale (fig.2) che permettesse di eseguire agilmente calcoli aritmetici e operazioni geometriche. (fig.3) L’esigenza era sentita soprattutto in campo militare dove la tecnologia delle armi da fuoco richiedeva sempre più precise cognizioni matematiche. A queste esigenze rispondono i primi compassi di proporzione (fig.4) messi a punto nella seconda metà del XVI secolo, tra i quali alcuni singolari strumenti noti col nome di “radio latino” (fig.5) o “proteo militare”(fig.6). Il compasso geometrico e militare di Galileo appartiene a questa categoria di strumenti. Inventato a Padova nel 1597, lo strumento è da mettere in relazione anche all’attività di Galileo (fig.7) in seno all’Accademia Delia, (fig.8) fondata nella città veneta per l’istruzione matematica dei giovani nobili destinati alla carriera militare. (fig.9) Le sette linee proporzionali tracciate sulle gambe del compasso e le quattro scale segnate sul quadrante, consentivano di effettuare con estrema facilità ogni sorta di operazione aritmetica e geometrica: dal calcolo degli interessi all’estrazione delle radici quadrate e cubiche, dal disegno dei poligoni al calcolo di aree e volumi, dalla misura dei calibri al rilevamento del territorio. Tra il 1598 e il 1604, Galileo istruì all'uso del suo compasso alcuni sovrani europei, (fig.10) quali il Principe Giovanni Federico di Alsazia, l'Arciduca Ferdinando d'Austria, il Langravio Filippo di Assia e il Duca di Mantova.

LA FORTUNA DELLO STRUMENTO
Il successo dello strumento spinse Galileo a divulgare ulteriormente la sua invenzione. Nel 1606 pubblicò 60 copie de Le operazioni del compasso geometrico e militare (fig.11), vendendole privatamente insieme ad altrettanti esemplari dello strumento. (fig.12) La produzione dei compassi, dalla quale Galileo ricavò sostanziosi profitti, fu affidata a un artigiano che lo scienziato ospitò per alcuni anni nella propria abitazione. La pubblicazione del trattato suscitò subito grande interesse, tanto da provocare un’aspra polemica nel mondo accademico sulla paternità dell’invenzione. Già nel 1607 Baldassarre Capra, uno degli studenti di Galileo, tentò di accreditarsi l’invenzione dello strumento negli ambienti più colti, pubblicando un trattato in latino sulle sue operazioni (fig.13). Altri detrattori di Galileo (fig.14) tentarono di attribuire il primato dell’invenzione al matematico olandese Michel Coignet, e molte furono le varianti dello strumento (fig.15) che, con l’aggiunta di nuove linee proporzionali, ne estesero successivamente i campi di applicazione. Specifici trattati (fig.16) furono scritti da Michel Coignet che lo chiamò “compasso pantometro”, da Muzio Oddi che lo chiamò “compasso polimetro”(fig.17), da Ottavio Revesi Bruti che, dotandolo solo di linee proporzionali per il disegno degli ordini architettonici, lo chiamò “archisesto”(fig.18), da Girard Desargues e altri matematici francesi che, dotandolo di linee proporzionali per il disegno prospettico, lo chiamarono “compasso ottico o di prospettiva”. Numerose varianti (fig.19) furono elaborate per tutto il XVII e XVIII secolo, mentre nel corso del XIX secolo, il compasso di proporzione fu gradualmente sostituito dalla diffusione di raffinatissimi regoli calcolatori (fig.20) che sopravvissero negli studi tecnici degli ingegneri, degli architetti e dei geometri fino al recente avvento del computer.

Cliccare sulle immagini per ingrandire