Christoph Klau (Cristoforo Clavio)
Cristoforo Clavio nacque a Bamberg nel 1537. Degli anni dell’infanzia e della prima giovinezza non vi sono molte notizie; lo stesso cognome non si sa con esattezza se fosse Klau o Schlüsse: si sa solamente che fu latinizzato in Clavius. Nel 1555, all’età di diciassette anni, Clavio entrò nella Compagnia di Gesù a Roma e l’anno seguente fu mandato a Coimbra a compiere gli studi universitari, dimostrandosi particolarmente portato per le discipline matematiche. Nel 1560 fece ritorno a Roma, dove divenne ben presto docente al Collegio Romano, l’università dei Gesuiti. Clavio scrisse molto, sia di matematica che di astronomia, acquistando negli anni sempre più autorevolezza. Particolarmente celebri furono la sua edizione degli Elementi di Euclide (sec. IV a.C.) e un commentario al De sphaera di Giovanni di Sacrobosco (c.1190-c.1250). Il matematico tedesco partecipò inoltre alla commissione che curò la riforma del calendario, voluta da papa Gregorio XIII (1572-1585) e attuata nel 1582. Tale era la stima che gli veniva tributata che fu soprannominato dai contemporanei l’“Euclide dei tempi nostri”.
Nei suoi libri di astronomia il Clavio si oppose al sistema copernicano, a favore di quello tolemaico, sia sul piano fisico che scritturistico. Posizione che il gesuita mantenne anche in seguito alle scoperte di Galileo, che gli era legato fin dagli anni dell’università, avendolo conosciuto durante il suo primo viaggio a Roma nel 1587. Si tenne in corrispondenza con lui, proponendosi come interlocutore su questioni matematiche. Seppure inizialmente scettico, il Clavio fu determinante nel fugare i dubbi sulle scoperte celesti descritte nel Sidereus Nuncius, annunciando, sul finire del 1610, di aver distintamente osservato i satelliti di Giove e complimentandosi con il loro scopritore.
Nell’aprile del 1611 il cardinale Roberto Bellarmino (1542-1621) richiese al Clavio e al gruppo di astronomi riuniti intorno a lui di formulare un giudizio circa alcune proposizioni suscitate dalle novità celesti svelate da Galileo. Il gruppo espresse un parere sostanzialmente favorevole. Naturalmente la loro era una semplice conferma dei dati osservativi e non vi fu traccia di una presa di posizione sulle loro implicazioni cosmologiche, che avrebbe toccato punti scabrosi nel terreno della filosofia naturale. Clavio nell’ultima edizione del De Sphaera del Sacrobosco uscita nel 1611 all’interno del terzo volume degli Opera mathematica, fece un appello a rivedere la disposizione degli orbi celesti in modo da “salvare i fenomeni”, cosa che fu interpretata da alcuni come una conversione in extremis al copernicanesimo, mentre più probabilmente avrebbe auspicato un aggiustamento del sistema tolemaico che rendesse ragione di questi nuovi fenomeni.
Clavio morì nel febbraio del 1612.
Data aggiornamento 28/gen/2008