Fortunio Liceti
Nato a Rapallo nel 1577, Fortunio Liceti studiò filosofia e medicina a Bologna. Dal 1600 al 1609 fu lettore prima di logica, poi di filosofia a Pisa, per esser poi chiamato allo Studio di Padova, dove rimase fino alla morte, salvo una parentesi allo Studio di Bologna dal 1636 al 1645. Liceti si occupò di filosofia naturale e di medicina; i suoi scritti testimoniano la molteplicità degli interessi. Fra questi ricordiamo il De monstruorum causis, natura et differentis (Padova, 1616) nel quale affrontò la questione delle anomalie genetiche e il De spontaneo viventium ortu (Vicenza, 1618) nel quale sostenne la generazione spontanea dei viventi. Nel Litheosphorus, sive de lapide Bononiensi (Udine, 1640) il filosofo contestò l'idea che la luce cinerea della superficie lunare, quando il Sole ne illumina soltanto una falce, dipendesse dalla riflessione dei raggi solari sulla superficie della Terra. Sosteneva invece che la causa andasse cercata nell'illuminazione del Sole dell'ambiente circostante il corpo della Luna. Come la "pietra lucifera di Bologna", secondo Liceti, fedelissimo alla tradizione aristotelica, la Luna aveva la proprietà di trattenere la luce. Galileo, anche se malato e vicino agli ultimi giorni, sollecitato dal principe Leopoldo de' Medici (1617-1675) rispose in forma di lettera ribadendo le prove che confortavano la propria opinione, e fu l'ultimo suo scritto.
Anche se la polemica fra i due non degenerò e Galileo si disse anzi soddisfatto della possibilità di una discussione civile che non travalicasse il merito delle questioni trattate, gli amici e corrispondenti di Galileo nelle loro lettere non espressero generalmente giudizi positivi sul filosofo ligure. Fortunio Liceti morì a Padova nel 1657.
Data aggiornamento 04/gen/2008