Fulgenzio Micanzio
Fulgenzio Micanzio, vestito in giovane età l’abito dei Servi di Maria, studiò a Bologna, dove rimase poi come insegnante fino al 1606. In quello stesso anno Paolo Sarpi (1552-1623) lo volle accanto a sé nella lotta che lo oppose a Paolo V e che portò all’interdetto contro la Repubblica di Venezia. Da allora Micanzio divenne suo discepolo e, alla morte, ne ereditò la carica di teologo e canonista della Serenissima, divenendone circa vent’anni dopo il primo biografo.
Micanzio mutuò dal maestro il rapporto con Galileo, con il quale fu in contatto fin dagli anni del Sidereus nuncius. La loro corrispondenza acquistò particolare intensità a partire dagli anni Trenta. Il servita, infatti, rimase vicino allo scienziato durante le vicende del processo e, in modo particolare dopo la condanna, insostituibile appoggio in quella spiaggia di libertà che era ancora Venezia. Fu tramite Micanzio che Galileo poté, ad esempio, far pervenire agli Elsevier i manoscritti dei Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze (Leida, 1638), fu sempre lui a preparare i materiali per la stampa e a ipotizzare un’edizione completa delle opere di Galileo, che in quell’occasione non si realizzò. Micanzio fu anche d’aiuto in alcune questioni pratiche, come la riscossione della pensione ecclesiastica, della quale Galileo aveva ottenuto diritto fin dal 1624 o l’acquisto di un violino particolarmente pregiato, attraverso Claudio Monteverdi (1567-1643) allora maestro di cappella a San Marco, per il nipote Alberto Cesare.
Data aggiornamento 18/gen/2008