Marco Vitruvio Pollione
Molto poco si sa della sua vita. Nulla di preciso sulla sua nascita, nulla sulla sua provenienza. Le scarse notizie ci provengono da qualche sporadica testimonianza e dalle sue stesse affermazioni disseminate nelle prefazioni ai dieci libri del De architectura. Ingegnere e architetto, probabilmente Vitruvio faceva parte, in qualità di scriba armamentarius con compiti nel settore militare, degli apparitores, il personale tecnico che collaborava con chi aveva responsabilità politiche all’interno dell’amministrazione pubblica. Ma alcune testimonianze lo vogliono anche attivo nel settore delle acque. Una carriera avviata sotto Cesare, proseguita al servizio di Augusto durante il secondo triumvirato, e conclusa nei primi anni del Principato. Dall’esperienza acquisita in una vita di lavoro sul campo nasce il De architectura, un manuale chiaro e essenziale, anche nei mezzi espressivi, composto presumibilmente in più fasi, giunto però a noi privo dei piani e dei disegni, omessi dai copisti e perduti nel corso della tradizione manoscritta. Non un trattato per esperti e iniziati, ma un testo di pronto impiego completo, conciso e accessibile a tutti, pur nella rivendicazione della dignità della professione di architetto e di una cultura specifica fatta di complesse nozioni teoriche, messe a disposizione di chiunque avesse necessità di servirsene: aritmetica, geometria e disegno sono strumenti indispensabili all’architettura, ma non si può ignorare l’acustica per progettare un teatro, l’astronomia per gli orologi solari, la medicina per la salubrità delle acque, la giurisprudenza per i diritti di servitù, la filosofia per il rigore morale nell’esercizio dell’arte. Innovativo, più che nel merito, per lo sforzo di organizzare le conoscenze in materia accumulate nel corso dei secoli fino a tutto il periodo ellenistico, il De architectura, spesso fonte indiretta di testi della cultura tecnica greca altrimenti perduti, fu oggetto di dibattito ai suoi tempi ed ebbe gran fortuna, pur nell’alternarsi dei giudizi, lungo il medioevo e l’età moderna.
Data aggiornamento 28/gen/2008