Paolo Sarpi
Pietro Sarpi nacque a Venezia nel 1552; nel 1565, entrando giovanissimo nell'ordine dei Servi di Maria, prese il nome di Paolo. Dapprima chiamato come teologo a Mantova dal duca Guglielmo Gonzaga (1538-1587), dopo l'ordinazione sacerdotale si trasferì a Milano per coadiuvare Carlo Borromeo (1538-1584) nell'applicazione delle norme del Concilio di Trento. Nel 1589, dopo aver vissuto per un periodo anche a Roma, tornò a Venezia dove divenne teologo e canonista della Serenissima. In questa veste difese la Repubblica contro papa Paolo V (1552-1621) nella controversia su una questione di giurisdizione, che nel 1606 portò all'interdetto contro la città. Sgradito alla Curia romana, fu colpito da scomunica e considerato in odore di eresia. Subì inoltre un'aggressione e sfuggì a più di un attentato grazie alla protezione del Senato veneziano. Nel 1619, con lo pseudomino di Pietro Soave Polano, pubblicò l'Istoria del Concilio Tridentino (Londra, 1619), che fu immediatamente messa all'Indice.
Sarpi fu amico e interlocutore scientifico di Galileo, che probabilmente conobbe attraverso Giovan Vincenzo Pinelli (1535-1601) nei primi anni Novanta del Cinquecento. Grazie al servita, Galileo venne a sapere di un nuovo strumento messo a punto in Olanda per vedere più vicine le cose lontane e sempre grazie a lui il Senato veneziano si interessò allo strumento perfezionato dallo scienziato. I due si confrontarono su molti argomenti a carattere scientifico, ed è proprio in una celebre lettera indirizzata al religioso, il 16 ottobre del 1604, che Galileo enunciò la legge sulla caduta dei gravi in cui viene stabilita la proporzionalità tra gli spazi percorsi dalla quiete e il quadrato dei tempi. Nel 1607 Sarpi testimoniò a favore di Galileo nel processo che lo oppose a Baldassarre Capra (c.1580-1626) per il plagio del libro Le operazioni del compasso geometrico et militare e per il tentato esproprio della paternità dell'invenzione.
Data aggiornamento 28/ott/2009