Roberto Bellarmino
Roberto Bellarmino nacque a Montepulciano nel 1542. A 18 anni vestì l’abito della Compagnia di Gesù. Dopo aver insegnato a Firenze e Mondovì si trasferì in Belgio, dove fu ordinato sacerdote nel 1570. Tornato a Roma nel 1576, divenne professore di Controversie teologiche al Collegio Romano. Teologo di grande fama e prestigio, Bellarmino fu coinvolto nelle dispute suscitate dalle osservazioni telescopiche di Galileo. Nel 1611 il cardinale domandò ai professori di matematica del Collegio Romano di esprimere il loro parere circa le novità celesti: la superficie scabra della luna, le fasi di Venere, i satelliti di Giove, la forma di Saturno e la composizione della Via Lattea. La risposta di Clavio (1538-1612) e dei suoi allievi si rivelò favorevole a Galileo, ma, nonostante, gli apparenti trionfi, qualcosa a Roma si mosse contro lo scienziato. In quello stesso 1611, il 17 maggio, durante una seduta del Sant’Uffizio, nella quale era presente Bellarmino, fu deliberato di esaminare se nel processo intentato a Cesare Cremonini (1550-1631), filosofo dello Studio di Padova, fosse stato menzionato anche Galileo, suo amico e collega. Anche se non è detto che la richiesta di esaminare la posizione di Galileo provenisse proprio da Bellarmino, certo è che il cardinale doveva essere preoccupato per le implicazioni filosofiche che le scoperte celesti suscitavano. Bellarmino aveva partecipato anni addietro all’ultima fase del processo a Giordano Bruno (1548-1600), e la scoperta di un numero infinito di stelle, probabilmente, aveva rievocato lo spettro degli infiniti mondi bruniani.
Alcuni anni dopo, nel 1616, Bellarmino fu protagonista del procedimento che portò alla sospensione del De revolutionibus (Norimberga, 1543) di Copernico (1473-1543) e all’ammonizione di Galileo. L’anno prima, nel 1615, Antonio Foscarini (1580-1616) aveva pubblicato un opuscolo, la Lettera sopra l’opinione de’ Pittagorici e del Copernico della mobilità della terra e stabilità del sole e del nuovo pittagorico sistema del mondo, e ne aveva spedito una copia al cardinal Bellarmino assieme a una lettera nella quale domandava un parere in merito. Il cardinale fu risoluto nel sostenere che l’opinione di Copernico potesse essere considerata solo come pura ipotesi matematica, ma laddove la si fosse voluta considerare vera in natura, avrebbe potuto “nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante”. Inoltre voler interpretare le Scritture prescindendo dai commentari dei Padri rimandava a un costume delle chiese riformate contrario al Concilio di Trento.
Il cardinale morì a Roma nel 1621. Nel 1930 papa Pio XI (1857-1939) dichiarò Roberto Bellarmino beato, santo e dottore della Chiesa.
Data aggiornamento 11/gen/2008