Vincenzio Renieri
Addì 30 maggio 1606 nacque in Genova, ed al fonte battesimale ricevette il nome di Gio. Paolo, che mutò in quello di Vincenzio entrando nell’Ordine Olivetano. Le «Familiarum Tabulae» di detto Ordine ce lo dicono a Roma nel 1623, dal 1624 al 1625 in Arezzo, dal 1626 al 1629 in Ascoli Piceno, dal 1630 al 1631 a Monte Oliveto, dal 1632 al 1633 a Siena, dove imparò a conoscere Galileo che finì coll’affidargli tutti i materiali delle sue osservazioni e dei suoi calcoli sui Pianeti Medicei per definirne le tavole dei moti medi. Con le quali tavole però, abbiamo appena bisogno di dirlo, non hanno alcuna relazione le Tabulae Mediceae secundorum mobilium universales, che il giovane monaco diede alla luce in Firenze nel 1639. Il geloso incarico affidatogli da Galileo, il quale aveva anche pensato di mandarlo in Olanda per dimostrare a quegli Stati Generali l’attuabilità della sua proposta per la determinazione della longitudine in mare, gli diede opportunità d’esser frequentemente ospite del ‘Gioiello’ e di legarsi in intimità anche col Viviani. Da lungo tempo egli aspirava alla lettura matematica in un pubblico Studio, ed intanto aveva dovuto contentarsi d’una privata in Genova: mancato ai vivi il Peri e rimasta vacante quella di Pisa, con l’appoggio del principe Leopoldo de’ Medici e di Galileo vi fu eletto nel 1640, e confermato nel 1644, con l’incarico d’insegnare il greco, del quale era stato parecchi anni innanzi lettore nelle scuole del suo Ordine in Monte Oliveto. Mancò ai vivi il 5 novembre 1647, e le sue carte furono trafugate: delle molte lettere scrittegli da Galileo non ne pervennero insino a noi che due, ed una di esse anche per via indiretta; quanto alla celebre lettera contenente la narrazione dei casi occorsi a Galileo darante il Processo, è ormai certo trattarsi d’una falsificazione di un duca Caetani per burlarsi del Tiraboschi, che ingenuamente la diede per autentica, traendo in errore molti studiosi fino a questi ultimi tempi.
Le opere di Galileo Galilei, edizione nazionale a cura di Antonio Favaro, Firenze, Barbèra, 1899-1909, vol. XX, Indice biografico, ad v.
Data aggiornamento 11/gen/2008