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  • Chiusa detta "Ferro di cavallo" che raccoglie le acque da vari canali. Località Mazzanta, Vada.zoom in altra finestra
  • Particolare dell'arginatura del fosso del Molino a Fuoco. Dal 2006, al vecchio sistema in terra battuta, è stata preferita l'arginatura in legno per garantire più efficaci opere di manutenzione e una minore erosione degli argini. Località Molino a Fuoco, Vada.zoom in altra finestra

Bonifica di Vada

Gran parte del territorio costiero della Maremma Settentrionale è sempre stata una zona dal precario equilibrio idrogeologico. A partire dal XIII secolo, tuttavia, si registrò un progressivo e crescente impaludamento per diversi motivi: l’inesorabile spopolamento della zona per le molteplici lotte causate da complesse vicende politiche, il declino del vecchio scalo marittimo di Vada, l’abbandono delle saline costiere, le ricorrenti esondazioni del fiume Cecina e del fosso Tripesce e il fatto che alcune zone erano, dal punto di vista altimetrico, sotto il livello del mare. Tale situazione rimase sostanzialmente immutata fino al Settecento.

Nel 1771 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena si recò nella zona per rendersi conto personalmente della situazione e iniziò a porre le basi per i successivi progetti di risanamento. Dopo un periodo di inattività, la questione venne nuovamente affrontata dal granduca Leopoldo II di Lorena dal 1828 al 1848. Numerose furono le soluzioni tecniche adottate per la risoluzione del problema: le colmate (cioè riempimenti con sedimenti); gli spostamenti di alvei per evitare di alimentare la palude (come, ad esempio, lo spostamento del Tripesce nel 1839), realizzando al tempo stesso la colmata; l’escavazione di nuovi fossi con cateratte confluenti verso un canale unico (Canale del Molino a Fuoco); infine, l’innovativa e risolutiva tecnica del prosciugamento meccanico per mezzo di pompe di sollevamento, azionate da una costosa macchina a vapore costruita nella fonderia livornese di Guglielmo Hoppner. Il potenziamento delle pinete a protezione dei terreni bonificati e l’installazione di nuovi e più potenti macchine idrovore consentirono progressivamente il completamento dell’opera negli anni Trenta del Novecento.

Oggi l’acqua che arriva dalla campagna viene raccolta dai canali ed è pompata da elettropompe che, ogni volta che viene superato il limite prefissato, la inviano verso il mare per mezzo di un breve canale in muratura. La gestione e manutenzione delle opere di bonifica è oggi curata dal Consorzio di Bonifica delle Colline Livornesi, un ente di diritto pubblico istituito nel 1999 dal Consiglio Regionale della Toscana.

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Scheda a cura di Graziano Magrini

Data aggiornamento 23/gen/2008