Cisternone di Grosseto
I Granduchi lorenesi prestarono un'attenzione particolare alla realizzazione di opere di ingegneria idraulica indispensabili per risolvere il grave problema dell'approvvigionamento idrico di alcune zone della Toscana.
Come era accaduto per Livorno, anche a Grosseto fu realizzato un Cisternone, descritto efficacemente da Emanuele Repetti: «È d'uopo bensì di aggiungere, che per provvedere la capitale della Maremma di acque fresche e salubri, l'Augusto Regnante [Leopoldo II] nel 1830 fece trasportare nella piazza maggiore di Grosseto (Piazza del Duomo) una di quelle grandi macchine, con le quali si trivellano i così detti pozzi artesiani. L'opera sortì un tale effetto che, dopo un costante lavoro di più mesi, la trivellazione del suolo essendo penetrata alla profondità di circa 210 braccia, scaturirono di sotto a quell'immenso deposito antidiluviano e postdiluviano copiose acque potabili dolci e perenni, le quali salirono fino a otto braccia sotto il livello attuale di Grosseto. Due trombe circondate da un vago tempietto gotico lavorato col ferro fuso ai forni di Follonica [Fonderia granducale] indicano alle generazioni viventi e future uno dei tanti e sommi benefizii di Leopoldo II a favore della popolazione di Grosseto».
Nel 1846, per far posto ad un monumento dedicato al Granduca Leopoldo II di Lorena, le parti del tempietto furono smontate e riassemblate ad Arcidosso.
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Scheda a cura di Antonella Gozzoli
Data aggiornamento 17/ott/2008