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  • Allestimento del Museo dell'Arte della Lana, Stia.zoom in altra finestra

Museo dell’Arte della Lana

Il 2 ottobre 2010 è stato inaugurato il Museo dell'Arte della Lana, ospitato nel complesso del Lanificio di Stia, restaurato dopo decenni di abbandono grazie all'interessamento della "Fondazione Luigi e Simonetta Lombard", proprietaria dell'intera area e finanziatrice dell'opera, e della società di ingegneria ed architettura Comes srl che ha progettato e diretto i lavori.

La manifattura tessile, presente nel Casentino sin dal secolo XIV, si consolidò a partire dalla prima metà dell'Ottocento quando vi fu il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale. Nell'abitato di Stia, infatti, fu impiantato un grande opificio vicino al torrente Staggia che, ristrutturato nel 1838, riuniva il processo produttivo costituito dalla filatura, dalla tessitura, dalla follatura e dalla cardatura. Nel 1844 vi furono impiantati i primi macchinari ad energia idraulica di produzione inglese, presenti anche negli opifici di Prato e di Pisa.

Divenuto proprietà di Adamo Ricci, il Lanificio presentò i suoi prodotti alla Mostra industriale di Arezzo nel 1882. Nel 1888 il complesso fu dotato di nuovi impianti a forza idraulica e a vapore. Le eleganti forme del Lanificio, ancora oggi visibili, risalgono ai lavori che ne trasformarono la struttura tra il 1898 e il 1909. Nel cortile si può vedere, isolata, l'alta ciminiera in mattoni.

La presenza del Lanificio in questa zona del Casentino portò alla realizzazione di nuovi quartieri destinati agli operai, che nella seconda metà dell'Ottocento furono dotati di alcuni servizi come una scuola elementare, una scuola di musica e una Società di Mutuo Soccorso (fondata tra il 1837 e il 1838). Alla fine del secolo XIX lo stabilimento fu fornito di illuminazione elettrica, estesa poco tempo dopo a tutto il paese. In questi anni la fabbrica, con le sue oltre 500 unità impiegate e una produzione di oltre 700.000 metri di stoffa l'anno, rappresentava la principale voce economica della comunità. Nel 1979, dopo un prolungato periodo di difficoltà, l'attività cessò. Negli anni successivi i documenti, i campioni di tessuto, le foto storiche e i modelli dei capi d'abbigliamento furono conservati nel Museo Luigi Lombard, ospitato dal 1996 nell'originaria palazzina della direzione della fabbrica.

L'allestimento attuale si snoda, invece, nei più ampi spazi dell'edificio principale, ancor oggi sormontato dall'orologio che scandiva i tempi della lavorazione. Il percorso affronta la storia della tessitura dai suoi primordi all'età moderna, concentrandosi, ovviamente, sulla lavorazione della lana in Casentino. Il visitatore avrà modo di maneggiare materiali tradizionali quali la lana, la seta, il cotone, il lino e la canapa, ripercorrendone i complessi processi lavorativi grazie all'ausilio di un'esauriente pannellistica in italiano e in inglese.

Al Casentino e alla sua secolare storia nella lavorazione della lana è dedicato il nucleo più importante dell'esposizione che vanta macchinari storici accuratamente restaurati. Di estremo interesse, ad esempio, è la Ratinatrice, macchina introdotta alla fine del XIX secolo che serviva a "ratinare" la lana in modo da creare il caratteristrico ricciolo casentinese.

La società che per decenni ha ruotato intorno all'industria della lana rivive, invece, grazie all'originale sezione contenente documenti come campionari, libri matricola e registri infortuni.

Da queste carte riemerge il fasto e l'importanza di una produzione che, agli inizi del Novecento, ricoprì un ruolo di primo piano in Italia, assolvendo a importanti commesse come testimoniano anche i cappotti militari realizzati per la Scuola Ufficiali della Nunziatella.

Complementari al percorso museale, infine, sono i laboratori didattici, dove è possibile svolgere una serie di attività finalizzate a conoscere le fibre tessili e i principi fisici alla base delle lavorazioni che trasformano la lana fino a farla divenire tessuto.

 

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Scheda a cura di Elena Fani

Data aggiornamento 21/dic/2010