Ponte Giorgini
La costruzione, nel 1827, del ponte sul fiume Bruna, su progetto dell'ingegnere Gaetano Giorgini, costituì il primo atto della grande bonifica idraulica voluta dal Granduca Leopoldo II per risanare la Maremma. Inaugurato nel 1828, il ponte aveva lo scopo di evitare che le acque dolci del fiume Bruna e quelle salate del mare si mescolassero. Questo effetto, infatti, era considerato una delle cause principali della malaria. Il ponte fu posto nel punto più basso del fiume, in modo da poter convogliare tutte le acque del lago, ma sufficientemente lontano dal mare così da evitare una forte spinta delle onde sulle cateratte e da poter usare il fiume come porto-canale. Era costituito da due spalle laterali, tre archi a tutto sesto e due piloni; presentava gli archi in mattoni e il resto della struttura in muratura rivestita in lastre di marmo. Il ponte era lungo 26 metri, largo 12 e alto 9. Era dotato di tre cateratte a bilico, ciascuna dotata di due portoni costituiti da un telaio di ferro rivestito di legno di quercia. I portoni, che ruotavano su un perno di ferro, venivano chiusi manualmente, o automaticamente dalla forza della corrente dell'alta marea, impedendo all'acqua di mare di entrare nel padule; venivano invece aperti, durante la bassa marea, dalla forza delle acque del lago che così erano scaricate in mare. Un picchetto militare aveva il compito di sorvegliare il ponte, provvedere alla manutenzione dei portoni e annotare in un giornale gli orari della loro apertura e chiusura.
Il ponte granducale resta, oggi, a sostegno del moderno ponte, costruito nel 1930 ad opera del Consorzio di Bonifica Maremmano.
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Scheda a cura di Graziano Magrini
Data aggiornamento 25/feb/2008