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Solfare di Pereta

Queste solfare, tra le più importanti di tutto il territorio granducale, sono così descritte dal Repetti: "Circa tre miglia distante da Pereta è una delle cave di zolfo più ricche della Toscana. Il materiale, cavato dai pozzi profondi e comunicanti tra loro per mezzo di gallerie, consiste in glebe di zolfo misto a varie terre con ossido rosso di ferro, e spesse volte ancora con del solfuro d’antimonio (antimonio crudo degli antichi). Sono aperti quegli scavi fra gli strati di pietra calcaria e argillosa, investiti l’una e l’altra roccia da particelle tenuissime di acido solforico che decompongono la pietra calcaria e argillosa per convertirla in solfato di calce e in solfato di allumina. Vicino a dette cave di zolfo ve n’è una abbandonata di solfato di ferro (vitriolo verde). Queste solfiere appartengono alle R.R. Possessioni, il cui scrittojo suol darle in affitto".

Contrariamente a quanto documentato per il vicino giacimento di Zolfiere, non si hanno notizie certe di uno sfruttamento delle miniere di Pereta in età etrusca e romana. Ben attestata è, invece, l'attività estrattiva nei secoli XVIII e XIX, destinata, in parte, a soddisfare il mercato internazionale. Il minerale, che doveva essere trasportato fino alla marina di Pietra Vergine a dorso di mulo a causa dell'inagibilità delle strade, veniva imbarcato su navicelli di piccola stazza incaricati di trasportarlo fino a Livorno, da dove veniva smerciato su larga scala. Furono probabilmente i costi di trasporto, insieme ai numerosi incidenti provocati dai crolli nei condotti sotterranei e dalle esalazioni dei gas (interessanti, a questo proposito, i resoconti del naturalista settecentesco Giorgio Santi che riporta i metodi utilizzati per eliminare la moféta nei cunicoli), a causare la sospensione delle attività e la riconversione dei fabbricati ad azienda agricola.

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Scheda a cura di Elena Fani

Data aggiornamento 05/gen/2008