I manoscritti di Leonardo
La scrittura di Leonardo
Leonardo scrive abitualmente con la sinistra, compilando la pagina a partire dal margine destro. Usando uno specchio la sua scrittura torna ad assumere il carattere per noi abituale. La sua grafia si modifica nel tempo, passando dalle forme eleganti e barocche degli anni giovanili allo stile nitido e regolarmente spaziato degli anni maturi. Negli ultimi anni appare nervosa stenografica e a volte sciatta.
L'eredita letteraria
Alcuni dei manoscritti vinciani pervenutici conservano la composizione originaria, mentre altri, come il Codice Arundel e il Codice Atlantico, sono il risultato dell'assemblaggio, dopo la morte di Leonardo, di fascicoli originali, smembrati da collezionisti per formare raccolte di fogli tematicamente omogenee.
Dei codici originali alcuni, come il Manoscritto D, sono quaderni compilati in forma relativamente ordinata; altri, come il Codice Forster III, sono invece taccuini di formato tascabile, riempiti di note e disegni senza ordine.
La compilazione dei codici
Quasi sempre Leonardo inizia la compilazione del codice partendo da quella che per noi è l'ultima pagina. Spesso, come nel Codice Leicester, utilizza fogli sciolti che solo successivamente riunisce in forma di codice. A volte, come nel Codice sul volo degli uccelli, una prima utilizzazione del fascicolo per disegni botanici e anatomici è seguita a breve distanza da un riutilizzo per appunti diversi, che si sovrappongono alle registrazioni iniziali.
Raramente un foglio o un codice di Leonardo costituiscono un testo organico e coerente. L'unica eccezione è il Codice di Madrid I, che in alcune sue parti evidenzia il tentativo di stendere un trattato di meccanica organico.
Data aggiornamento 05/gen/2008