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«Nella RADIOGRAFIA si osserva, dall’alto in basso, la capsula di protezione dell’oculare, la camera anteriore, la prima lente oculare, ed il diaframma mobile. Seguendo la radiografia si incontra la seconda lente oculare montata su un cilindro di legno e cartone che va a poggiare sulla sede fornitagli dalla testatina porta-obiettivo, ed è asportabile. La sezione distale, in legno, che porta l’obiettivo, ha tra cilindri a vite di passo differente; di questi l’esterno serve a montare la capsula di protezione dell’obiettivo, il secondo è per avvitare il rocchetto porta-obiettivo, il terzo fissa, fra i due segmenti del rocchetto, la ultima lente biconvessa».

«Nella FOTOGRAFIA, sul cilindro maggiore del cannoncino, si vedono gli originali segni ad inchiostro tracciati per indicare il punto di fuoco. In alto si osserva la capsula a vite che protegge l’oculare, quindi un anello di cartone ornato e, sotto a questo, un altro in pelle che limita la corsa del cilindro rientrante ed impedisce il contatto fra il diaframma mobile ed il pezzo che sostiene la seconda lente oculare».

«Il sostegno, dato da un anello aperto e da tre piedini, mostra l’uso che ne veniva fatto in funzione di vite micrometrica; infatti uno dei tre piedini ha un discreto giuoco sui chiodi che lo fissano all’anello, ed è avvicinato all’altro nel rispondere alla manovra di accostamento dei piedini stessi per allargare l’anello e far scorrere il cannoncino».

F. Allodi, Descrizione di un microscopio, «Rivista di storia delle scienze mediche e naturali», Vol. XLVII, n. 2, luglio-dicembre 1956.

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