2. Integrazione organizzativa e branding dei luoghi. Aspetti emergenti
da esperienze di reti museali
2.1. Estensione e specializzazione della
rete e branding dei luoghi
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La costruzione della struttura a rete è riconducibile
alla realizzazione di processi di "crescita esterna" attraverso
accordi tra organizzazioni. Questi non implicano naturalmente di per
sé una "integrazione" organizzativa ed un immediato
"legame operativo". Il processo di integrazione è
in genere soprattutto successivo agli accordi ad esso funzionali e
coinvolge diverse dimensioni, comprendenti in istituzioni culturali
aspetti quali la produzione di conoscenze attraverso processi di ricerca
scientifica, storica e tecnologica. L'integrazione può essere
l'obiettivo principale della strategia di crescita esterna, risultando
un passaggio fondamentale nella formazione della rete.
In un lavoro classico del filone teorico delle contingenze organizzative,
Lawrence e Lorsch [1969] definiscono l'integrazione nei termini della
"... qualità del rapporto di collaborazione esistente
fra unità organizzative da cui si richiede un'unità
di sforzi per rispondere alle esigenze ambientali...". Da una
analisi di questa definizione emergono almeno tre passaggi: (1) l'integrazione
come relazione tra entità distinte, che si traduce nello
"stabilire rapporti", "collegare organismi, enti",
nei quali essa assume i caratteri della collaborazione tra elementi
ancora in qualche modo distinti e riconoscibili; (2) l'integrazione
come momento di unione, corrispondente ad una "fusione"
di sforzi, di risorse, anche di significati, e quindi di aspetti originariamente
distinti che vanno a costituire qualcosa di nuovo e nello stesso tempo
comprensivo di una pluralità di elementi originari; (3) l'integrazione
come processo funzionale alle condizioni ambientali nelle quali
operano e con le quali si confrontano le entità interessate,
sia prese singolarmente che nel loro insieme [Paoli e Guercini 1996].
Il processo descritto emerge come elemento qualificante le caratteristiche
strutturali di un network, dato che "... principale caratteristica
strutturale di una organizzazione a rete è l'alto grado di
integrazione che attraversa i confini formali ..." [Baker 1992,
Dioguardi 1995].
L'integrazione presenta caratteri diversi a seconda della forma assunta
dalle relazioni tra le unità organizzative inserite nella rete.
In proposito si parla di rete "spessa" o di rete "sottile"
a seconda della qualità delle forme di comunicazione e di coordinamento
alla base dei processi in esame. Così, mentre nelle reti "sottili"
ci si avvale dello scambio di informazioni ad esempio attraverso network
elettronici di comunicazione, nelle reti "spesse"
l'integrazione si traduce in forme di relazione face-to-face e si
avvale di modi di comunicazioni forti e deboli, che possono risultare
o meno legati a compiti e comprendere generi informali di socializzazione
(quali il dare ed ottenere consigli). Del resto "... le considerazioni
sulla integrazione organizzativa sono spesso confinate al coordinamento
e integrazione tra unità orizzontali quali produzione, marketing
e ricerca e sviluppo ... Per definire e studiare una organizzazione
a rete, comunque, il concetto di integrazione deve essere esteso per
includere l'interazione tra confini verticali (livelli gerarchici)
così come tra confini spaziali (localizzazioni geografiche
multiple) ..." [Baker 1992].
Una questione di particolare rilievo in tale ambito è rappresentata
dalle possibilità che sono offerte dai nuovi mezzi informatici
e telematici, che rappresentano da qualche tempo un tema al centro
dell'attenzione degli studiosi come degli operativi. L'utilità
di tali strumenti in molti casi specifici è connessa alla
"ricchezza" in termini, ad esempio, di volume e qualità
delle informazioni trasferibili, di personalizzazione e livello
di "presenza sociale" nei contatti, di varietà
nel linguaggio [Kanno 1968]. Per quanto chi scrive ritenga che questi
mezzi non siano comunque in grado di sostituire in modo illimitato
le potenzialità offerte dall'interazione umana diretta e
dal contatto vis-a-vis [Tamma 2001], non di meno le utilità
che vengono ad apportare giustificano gli investimenti necessari
per la loro messa a punto.
I caratteri assunti dall'insieme di relazioni tra i soggetti presenti
all'interno di un network interorganizzativo, sono influenzati dalla
configurazione delle capacità e delle risorse all'interno
della rete come fattore in grado di influenzare i comportamenti
strategici delle organizzazioni nel loro complesso. Tale configurazione
può essere descritta in termini di (1) "dispersione",
che attiene al grado di concentrazione/distribuzione delle risorse
nelle diverse unità organizzative, e di (2) "specializzazione",
per quanto riguarda il grado di differenziazione tra le risorse
detenute nei vari nodi del network.
L'integrazione organizzativa riconducibile alla formazione di assetti
reticolari [Grandori 1989, Lorenzoni 1992] nel settore museale è
un fenomeno che sembra assumere notevole rilievo e presentare un'ampia
diffusione a livello italiano ed europeo nel corso degli ultimi anni
[Bagdadli 2001]. La formazione di reti di musei appare una tendenza
che emerge con forza soprattutto negli anni novanta, anche se le origini
di alcuni degli studi di caso proposti dalla letteratura raccolta
nel corso della nostra indagine risalgono agli anni settanta e ottanta.
Oltre ad avere dimensioni diverse per consistenza di visitatori e
numero di istituzioni componenti, le reti di musei italiane ed europee
che abbiamo analizzato (tabella
1) risultano differenziate sul piano della loro caratterizzazione
"geografica" e "tematica", che si ritrova anche
nel sistema di elementi di tipo verbale (nome) e figurativo (immagine,
logo, emblema) che possono essere presi in esame come componenti della
"marca" della rete di musei.
La "dispersione" delle risorse della rete rispetto a localizzazioni
specifiche può presentare nelle reti esaminate modalità
di concentrazione/distribuzione (estensione della rete) incrociabili
con il grado di "specializzazione" di tali risorse rispetto
ad aree tematiche più o meno ampie e predefinite, offrendo
le basi per la definizione di una tipologia di reti di musei (figura
1).
Figura 1. Estensione e specializzazione delle
reti di musei in esperienze italiane ed europee
Estensione |
|
Quadrante
D
Musei Portoghesi |
Quadrante
A
National Museum of Science & Industry |
|
nazionale |
|
|
locale |
|
Quadrante
C
Rete di Siena
Musei napoletani |
Quadrante
B
Trust di Shieffield
Museo de la Ciencia i de la Tecnica |
|
|
bassa |
alta
|
|
|
|
Specializzazione |
Le iniziative di integrazione delle realtà
museali hanno forti connessioni con il branding dei luoghi attraverso
l'associazione con un insieme di nomi ed altri segni che risultano
oggetto di possibile riflessione strategica ed azione impiegando lo
strumento proprio della gestione della marca. La marca corrisponde
infatti ad un nome, segno, grafica che identifica un'offerta [Botton
et al. 1996]. Nel marketing territoriale assume rilievo un
concetto di "marca allargata", dal momento che tali segni
sono in rapporto con quelli che nel tempo sono stati associati al
contesto territoriale di riferimento, ed ai quali può connettersi
per i pubblici, ed in particolare per quello dei clienti, un immaginario
più o meno esteso a seconda dei casi. Il grado di estensione
del significato della marca appare così oggetto di diverse
scelte strategiche, alle quali possiamo ricollegare la distinzione
tra product branding e corporate branding, tra focus
branding e mega branding oppure, in un approccio di tipo
resource based, tra orientamento alla rendita e orientamento alla
rigenerazione nella gestione delle risorse riconducibili al valore
della marca, anche con riferimento a network di attori "radicati"
[Guercini 2001].
In una recente ricerca di marketing territoriale si è proposto
un indicatore sintetico attraverso il quale identificare i ruoli attuali
ed i ruoli desiderati assunti da Firenze e dal suo territorio agli
occhi di un ampio campione di operatori economici [Burresi 2001].
Questo indicatore proponeva elementi di valutazione/sensazione basati
su modelli di "città-stereotipo", orientati a trasmettere
segnali più che valutazioni rigorose. Non di meno, può
ritenersi significativo che l'immagine di "città museo"
emergeva da questa indagine come eccessiva, essendo valutata più
caratterizzante la città di quanto desiderabile; diversamente
l'immagine di "città dell'alta tecnologia e della ricerca"
era oggetto di valutazioni diametralmente opposte, ritenendo che fosse
desiderabile una maggiore caratterizzazione della città per
questo aspetto. Il concetto di rete di musei scientifici entra in
rapporto con queste immagini estreme ("città museo",
"città della ricerca"), e la sua progettazione, sviluppo
e gestione entra in rapporto con il marketing strategico per la città
e la provincia di Firenze. Il processo di branding dei luoghi
connesso ad una realtà tanto densa di storia come quella fiorentina
appare complesso e legato ad una molteplicità di fattori. Quelle
valutazioni circa l'immagine di "città museo" e di
"città dell'alta tecnologia e della ricerca", suggeriscono
comunque l'esistenza di uno spazio per lo sviluppo di reti di musei
con forti specificità ad un tempo tematiche e localizzative
per favorire una più diffusa e marcata percezione del museo
scientifico come luogo non solo di conservazione, ma sempre più
di apprendimento, ricerca e sperimentazione per i fruitori.
Il tema della rete museale ha una valenza strategica per il marketing
territoriale della città di Firenze. Questo non sorprende dato
che, immaginando il nome "Firenze" come brand oggetto di
gestione strategica in una logica di marketing territoriale, alla
marca si associa un immaginario, che nel caso di "Firenze"
è in buona misura legato al patrimonio conservato nei Musei
della Città che è allo stesso tempo scientifico ed artistico.
Dalle interviste condotte ai visitatori di musei della costituenda
rete l'immagine dei musei scientifici viene percepita da una maggioranza
in sintonia con quella dominante di Firenze. Infatti alla domanda
se l'immagine del museo visitato fosse da ritenersi quella prevalente
della città (tabella
2), le valutazioni di accordo superano nettamente quelle di
disaccordo (48,0% contro il 22,6%); si noti come le posizioni estreme
di totale accordo e totale disaccordo siano state fatte proprie da
quote marginali di rispondenti (1,9% contro 1,0%), mentre elevato
è il numero sia di giudizi di indifferenza che di non so/non
risponde (rispettivamente, 14,7% e 11,8%). Si tratta di un risultato
che dovrebbe essere oggetto di verifiche, ma che appare limitare i
pericoli di una dissonanza nella percezione presso il pubblico della
componente storico/scientifica del patrimonio culturale della città
rispetto alle altre sue parti. In termini di marketing viene quindi
meno la conseguenza di una scarsa "focalizzazione" della
marca della città per effetto di una accresciuta visibilità
della rete dei musei scientifici cittadini. |
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