Il concetto di museo viene visto come qualche cosa di non vivo,
mentre il ruolo di istituzioni museali può essere fondamentale
proprio nel rendere viva culturalmente ed economicamente, ma anche
nella propria immagine, la città di Firenze. Non è
in discussione infatti l'importanza del museo, ma l'identificazione
del ruolo della città con il concetto di museo inteso come
luogo di conservazione e di esposizione di reperti del passato,
privo di una sua vitalità presente e di una sua spinta verso
sviluppi futuri. Se mai questa visione del museo possa essere corrispondente
alla realtà dell'attività svolta presso le istituzioni
museali, la nostra indagine va a ricercare il potenziale di mercato
ed i presupposti per uno sviluppo di queste organizzazioni, in modo
tale da mostrarne la consistenza non tanto come luoghi di conservazione,
ma piuttosto come possibili motori di crescita. Quello che in sintesi
si vuole dire, nell'ottica di chi è abituato a valutare i
rapporti delle organizzazioni imprenditoriali con il loro mercato,
è che si va oltre il concetto di "città museo"
non prescindendo dal patrimonio culturale, nel nostro caso tecnico
e scientifico, ma dando a questo una capacità di farsi elemento
di sviluppo, partendo proprio dalla valutazione del potenziale di
domanda e dalle possibilità di realizzazione di servizi nuovi
perché risultato di combinazione di risorse e perché
resi possibili dalla conquista di livelli superiori di efficacia
ed efficienza attraverso processi di integrazione di una pluralità
di organizzazioni. Alcuni di questi temi sono presenti nelle esperienze
che hanno visto l'emergere di reti museali in ambito nazionale ed
internazionale.
Le reti con dispersione delle unità a livello locale e con
specializzazione elevata, come quella dei Trust di Sheffield o del
Museo de la Ciencia i de la Tecnica della Catalogna, possono essere
caratterizzate per la presenza di aspetti più simili alla
rete di musei scientifici fiorentini, rispetto alla quale presentano
dimensioni non molto diverse per numero di visitatori e di unità
costituenti. Sia nel caso inglese che in quello catalano, la formazione
della rete si è associata a rilevanti performance sul piano
della maggiore visibilità dei musei, della capacità
di fund-raising ed in termini di potenziamento e miglioramento
del servizio. In queste realtà il concetto di museo adottato
si collega al tema delle tradizioni produttive del territorio puntando
a fare di queste istituzioni un fattore di sviluppo per il presente,
anche attraverso una definizione dell'offerta di servizi e della
dimensione organizzativa capace di favorire questo processo evolutivo.
La rete del Museo de la Ciencia i de la Tecnica della Catalogna
vede la presenza di un nodo in posizione centrale nel sistema (l'omonimo
museo di Terrassa), cui risultano aggregati con livelli differenziati
di adesione le altre unità della rete, e dove la missione
unitaria viene chiaramente enunciata anche avvalendosi di strumenti
di comunicazione del network (una rivista della rete dei musei).
In altri casi l'assetto organizzativo vede l'assenza di una realtà
museale in posizione centrale, ed il ruolo di coordinamento è
assunto da parte di enti locali (la Provincia o la Regione nelle
realtà italiane) che possono avvalersi di società
a tale scopo costituite (Sistema Musei nel caso della Regione Umbria)
e di organi (comitati tecnici, comitati scientifici, comitati di
gestione) nei quali sono rappresentati i singoli musei. Difficoltà
nel processo d'integrazione derivano infatti dalla presenza di una
più o meno forte eterogeneità degli enti coinvolti
nel sistema museale, che richiede la creazione di organismi in grado
di gestire le iniziative di rete. Nel contesto anglosassone importante
appare il ruolo del trust (si veda il caso dei Trust di Sheffield
e del Trust che gestisce il sistema del National Museum of Science
& Industry), oppure la presenza di agenzie che operano a livello
di rappresentanza di interessi, con funzione di portavoce e di catalizzatore
di standard comuni ad un livello di integrazione meno elevato (il
caso della London Museum Agency). Altre formule di integrazione
passano attraverso l'assunzione di funzioni di gestione di servizi
da parte di società esterne, che vengono anche a curare una
marca della rete (il caso di Musei Arte Eventi S.r.l.), o la costituzione
di aziende speciali (Azienda Speciale Fiesole Musei).
Altre reti specializzate dal punto di vista tematico non risultano
tali sul piano della identificazione con la dimensione locale. E'
il caso del National Museum of Science & Industry, una realtà
che comprende lo Science Museum, il National Railway Museum (NRM),
il National Museum of Photography Film and Television (NMPFT), e
che è presente con proprie strutture disperse sul territorio
inglese (Londra, Bradford, Wroughton ecc.), contando complessivamente
su circa 2 milioni di visitatori all'anno. L'attività della
rete si associa in questo caso al perseguimento di obiettivi di
forte visibilità sul piano nazionale ed internazionale, anche
attraverso un impiego più efficiente delle risorse ed il
miglioramento del servizio al cliente nella parte relativa alle
possibilità di fruizione e sperimentazione. La politica di
visibilità comporta lo sviluppo di eventi speciali con ricadute
attese sul numero di visitatori, ma ancora di più sulle capacità
di attrazione di sponsorizzazioni.
La politica diretta al potenziamento del servizio offerto ai fruitori
comprende lo sviluppo di potenzialità didattiche e lo stimolo
dei processi di apprendimento del cliente visitatore, quindi una
comunicazione non solo esterna, che risulti parte della visibilità,
ma interna, diretta ad illustrare i contenuti delle collezioni ed
attirare l'attenzione del pubblico verso la comprensione dei reperti
e del loro contesto.
Questa esigenza di comunicazione interna diretta ai fruitori si
integra nelle realtà di rete analizzate alla diffusa ricerca
di forme di impiego più razionale delle risorse e quindi
maggiore efficienza attraverso centri di servizio comuni, primi
fra tutti per diffusione quelli con funzioni di "formazione
dei formatori" (Laboratorio provinciale di didattica della
rete di Ravenna, laboratori didattici della rete museale umbra,
laboratorio didattico ambientale di Schio nella rete di Vicenza
ecc.). L'attenzione per le risorse umane si ritrova anche in esperienze
di altri paesi europei, dove si creano politiche per la formazione
e per la comunicazione interna con il personale che possono essere
gestite in modo più efficace/efficiente nell'ambito di una
massa critica di maggiore dimensione.
Oltre alla formazione di centri di servizio per lo sviluppo delle
metodologie per l'apprendimento del cliente, l'integrazione nelle
reti italiane ed europee viene ricercata su almeno altri tre versanti:
(1) l'impiego delle nuove tecnologie telematiche, sia in funzione
della visibilità che della erogazione di servizi al fruitore;
(2) lo sviluppo di politiche di pricing e di selling integrate;
(3) la realizzazione di una politica unitaria per l'accesso a finanziamenti/sponsorizzazioni.
L'impiego delle nuove tecnologie telematiche caratterizza nella
loro stessa natura alcune fattispecie di integrazione (si veda il
caso del "Sistema Museale Telematico Abruzzese", oppure
il caso di "Musei della Regione Marche"), ed è
comunque un tratto comune alle principali reti museali a livello
internazionale, presentandosi come una componente fondamentale della
crescita di visibilità e delle possibilità di fruizione
di servizi.
Le reti di estensione locale non specializzate in termini tematici
trovano diffusione nel contesto nazionale italiano, comprendono
le reti viste a livello provinciale (Siena, Modena, Ravenna, ma
anche Vicenza, Ancona) ed in alcuni casi regionale (rete umbra).
La Provincia in quanto ente che svolge funzioni di sostegno e di
coordinamento assume un ruolo centrale nella formazione di assetti
a rete che vengono a caratterizzare nella realtà italiana
il processo di sviluppo delle attività museali sul territorio.
La rete estesa a livello locale viene esplicitamente percepita come
funzionale ad obiettivi generali di marketing territoriale, tanto
è vero che l'obiettivo dichiarato viene ad essere quello
di usare l'eterogeneità e la peculiarità delle singole
unità come elemento di forza e coesione. E' il caso di una
delle reti più ampia ed articolata, quella dei musei della
provincia di Modena, che conta circa sessanta unità aderenti
(tabella
1).
Lo sviluppo di queste iniziative porta in alcuni casi ad esiti importanti
come quelli dell'Umbria dove negli anni novanta si assiste alla
formazione di una rete di circa 39 musei, di cui 33 gestiti dalla
società Sistema Museo, realizzata attraverso successive aperture
delle sedi ad esposizione permanente al pubblico, e dove dal 1990
al 1997 si registrano incrementi medi dei visitatori di circa il
30% all'anno, raggiungendo un numero complessivo di mezzo milione
di visitatori da basi di partenza praticamente nulle nel corso di
un decennio.
La presenza di processi di integrazione nella rete di musei assume
rilievo per il formarsi di significati attribuiti al nome dei luoghi
ed associati al concetto di rete geograficamente localizzata, e
diviene in questo senso parte del processo di branding dei
luoghi, che può essere consapevolmente oggetto di valutazione
da parte dei decisori responsabili degli obiettivi di marketing
del territorio.
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