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Potenziale d'integrazione
e funzioni di marketing

 

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2.2. Reti museali italiane ed europee


Il concetto di museo viene visto come qualche cosa di non vivo, mentre il ruolo di istituzioni museali può essere fondamentale proprio nel rendere viva culturalmente ed economicamente, ma anche nella propria immagine, la città di Firenze. Non è in discussione infatti l'importanza del museo, ma l'identificazione del ruolo della città con il concetto di museo inteso come luogo di conservazione e di esposizione di reperti del passato, privo di una sua vitalità presente e di una sua spinta verso sviluppi futuri. Se mai questa visione del museo possa essere corrispondente alla realtà dell'attività svolta presso le istituzioni museali, la nostra indagine va a ricercare il potenziale di mercato ed i presupposti per uno sviluppo di queste organizzazioni, in modo tale da mostrarne la consistenza non tanto come luoghi di conservazione, ma piuttosto come possibili motori di crescita. Quello che in sintesi si vuole dire, nell'ottica di chi è abituato a valutare i rapporti delle organizzazioni imprenditoriali con il loro mercato, è che si va oltre il concetto di "città museo" non prescindendo dal patrimonio culturale, nel nostro caso tecnico e scientifico, ma dando a questo una capacità di farsi elemento di sviluppo, partendo proprio dalla valutazione del potenziale di domanda e dalle possibilità di realizzazione di servizi nuovi perché risultato di combinazione di risorse e perché resi possibili dalla conquista di livelli superiori di efficacia ed efficienza attraverso processi di integrazione di una pluralità di organizzazioni. Alcuni di questi temi sono presenti nelle esperienze che hanno visto l'emergere di reti museali in ambito nazionale ed internazionale.
Le reti con dispersione delle unità a livello locale e con specializzazione elevata, come quella dei Trust di Sheffield o del Museo de la Ciencia i de la Tecnica della Catalogna, possono essere caratterizzate per la presenza di aspetti più simili alla rete di musei scientifici fiorentini, rispetto alla quale presentano dimensioni non molto diverse per numero di visitatori e di unità costituenti. Sia nel caso inglese che in quello catalano, la formazione della rete si è associata a rilevanti performance sul piano della maggiore visibilità dei musei, della capacità di fund-raising ed in termini di potenziamento e miglioramento del servizio. In queste realtà il concetto di museo adottato si collega al tema delle tradizioni produttive del territorio puntando a fare di queste istituzioni un fattore di sviluppo per il presente, anche attraverso una definizione dell'offerta di servizi e della dimensione organizzativa capace di favorire questo processo evolutivo. La rete del Museo de la Ciencia i de la Tecnica della Catalogna vede la presenza di un nodo in posizione centrale nel sistema (l'omonimo museo di Terrassa), cui risultano aggregati con livelli differenziati di adesione le altre unità della rete, e dove la missione unitaria viene chiaramente enunciata anche avvalendosi di strumenti di comunicazione del network (una rivista della rete dei musei). In altri casi l'assetto organizzativo vede l'assenza di una realtà museale in posizione centrale, ed il ruolo di coordinamento è assunto da parte di enti locali (la Provincia o la Regione nelle realtà italiane) che possono avvalersi di società a tale scopo costituite (Sistema Musei nel caso della Regione Umbria) e di organi (comitati tecnici, comitati scientifici, comitati di gestione) nei quali sono rappresentati i singoli musei. Difficoltà nel processo d'integrazione derivano infatti dalla presenza di una più o meno forte eterogeneità degli enti coinvolti nel sistema museale, che richiede la creazione di organismi in grado di gestire le iniziative di rete. Nel contesto anglosassone importante appare il ruolo del trust (si veda il caso dei Trust di Sheffield e del Trust che gestisce il sistema del National Museum of Science & Industry), oppure la presenza di agenzie che operano a livello di rappresentanza di interessi, con funzione di portavoce e di catalizzatore di standard comuni ad un livello di integrazione meno elevato (il caso della London Museum Agency). Altre formule di integrazione passano attraverso l'assunzione di funzioni di gestione di servizi da parte di società esterne, che vengono anche a curare una marca della rete (il caso di Musei Arte Eventi S.r.l.), o la costituzione di aziende speciali (Azienda Speciale Fiesole Musei).
Altre reti specializzate dal punto di vista tematico non risultano tali sul piano della identificazione con la dimensione locale. E' il caso del National Museum of Science & Industry, una realtà che comprende lo Science Museum, il National Railway Museum (NRM), il National Museum of Photography Film and Television (NMPFT), e che è presente con proprie strutture disperse sul territorio inglese (Londra, Bradford, Wroughton ecc.), contando complessivamente su circa 2 milioni di visitatori all'anno. L'attività della rete si associa in questo caso al perseguimento di obiettivi di forte visibilità sul piano nazionale ed internazionale, anche attraverso un impiego più efficiente delle risorse ed il miglioramento del servizio al cliente nella parte relativa alle possibilità di fruizione e sperimentazione. La politica di visibilità comporta lo sviluppo di eventi speciali con ricadute attese sul numero di visitatori, ma ancora di più sulle capacità di attrazione di sponsorizzazioni.
La politica diretta al potenziamento del servizio offerto ai fruitori comprende lo sviluppo di potenzialità didattiche e lo stimolo dei processi di apprendimento del cliente visitatore, quindi una comunicazione non solo esterna, che risulti parte della visibilità, ma interna, diretta ad illustrare i contenuti delle collezioni ed attirare l'attenzione del pubblico verso la comprensione dei reperti e del loro contesto.
Questa esigenza di comunicazione interna diretta ai fruitori si integra nelle realtà di rete analizzate alla diffusa ricerca di forme di impiego più razionale delle risorse e quindi maggiore efficienza attraverso centri di servizio comuni, primi fra tutti per diffusione quelli con funzioni di "formazione dei formatori" (Laboratorio provinciale di didattica della rete di Ravenna, laboratori didattici della rete museale umbra, laboratorio didattico ambientale di Schio nella rete di Vicenza ecc.). L'attenzione per le risorse umane si ritrova anche in esperienze di altri paesi europei, dove si creano politiche per la formazione e per la comunicazione interna con il personale che possono essere gestite in modo più efficace/efficiente nell'ambito di una massa critica di maggiore dimensione.
Oltre alla formazione di centri di servizio per lo sviluppo delle metodologie per l'apprendimento del cliente, l'integrazione nelle reti italiane ed europee viene ricercata su almeno altri tre versanti: (1) l'impiego delle nuove tecnologie telematiche, sia in funzione della visibilità che della erogazione di servizi al fruitore; (2) lo sviluppo di politiche di pricing e di selling integrate; (3) la realizzazione di una politica unitaria per l'accesso a finanziamenti/sponsorizzazioni.
L'impiego delle nuove tecnologie telematiche caratterizza nella loro stessa natura alcune fattispecie di integrazione (si veda il caso del "Sistema Museale Telematico Abruzzese", oppure il caso di "Musei della Regione Marche"), ed è comunque un tratto comune alle principali reti museali a livello internazionale, presentandosi come una componente fondamentale della crescita di visibilità e delle possibilità di fruizione di servizi.
Le reti di estensione locale non specializzate in termini tematici trovano diffusione nel contesto nazionale italiano, comprendono le reti viste a livello provinciale (Siena, Modena, Ravenna, ma anche Vicenza, Ancona) ed in alcuni casi regionale (rete umbra). La Provincia in quanto ente che svolge funzioni di sostegno e di coordinamento assume un ruolo centrale nella formazione di assetti a rete che vengono a caratterizzare nella realtà italiana il processo di sviluppo delle attività museali sul territorio. La rete estesa a livello locale viene esplicitamente percepita come funzionale ad obiettivi generali di marketing territoriale, tanto è vero che l'obiettivo dichiarato viene ad essere quello di usare l'eterogeneità e la peculiarità delle singole unità come elemento di forza e coesione. E' il caso di una delle reti più ampia ed articolata, quella dei musei della provincia di Modena, che conta circa sessanta unità aderenti (tabella 1).
Lo sviluppo di queste iniziative porta in alcuni casi ad esiti importanti come quelli dell'Umbria dove negli anni novanta si assiste alla formazione di una rete di circa 39 musei, di cui 33 gestiti dalla società Sistema Museo, realizzata attraverso successive aperture delle sedi ad esposizione permanente al pubblico, e dove dal 1990 al 1997 si registrano incrementi medi dei visitatori di circa il 30% all'anno, raggiungendo un numero complessivo di mezzo milione di visitatori da basi di partenza praticamente nulle nel corso di un decennio.
La presenza di processi di integrazione nella rete di musei assume rilievo per il formarsi di significati attribuiti al nome dei luoghi ed associati al concetto di rete geograficamente localizzata, e diviene in questo senso parte del processo di branding dei luoghi, che può essere consapevolmente oggetto di valutazione da parte dei decisori responsabili degli obiettivi di marketing del territorio.

 

Inizio Aprile 2002