Colline Metallifere
Massa Marittima è la capitale storica del comprensorio minerario delle Colline Metallifere. Grazie alla ricchezza dei minerali estratti nel territorio, la città si abbellì sin da epoca medievale di edifici civili e religiosi che niente avevano da invidiare ai maggiori centri dell’epoca. Il locale sistema museale valorizza, oggi, le testimonianze artistiche e scientifiche di questo suo glorioso passato.
La millenaria storia dell’attività mineraria può essere ripercorsa iniziando dalla visita al Museo Civico Archeologico, dove si conservano i reperti provenienti dal non lontano villaggio minerario dell’Accesa.
Affacciato su una delle più suggestive piazze d'Italia, il Palazzo del Pretorio ospita, dal 1867, il Museo Archeologico di Massa Marittima. Le prime notizie relative al Palazzo risalgono, secondo lo storico locale Luigi Petrocchi, ad un "contratto stipulato nel 1231 tra il Podestà di allora ed un certo Jacobo, maestro marmorario lombardo". L'austero palazzo in travertino, animato da bifore e stemmi gentilizi, conserva ancora, in facciata, la sbarra di metallo detta il "passo", utilizzata fino al 1586 come unità di misura standard del Comune.
Benché il Museo abbia essenzialmente rilevanza storico-archeologica, tra le sue collezioni non mancano elementi di notevole interesse scientifico. Al pian terreno si può, infatti, ammirare, oltre ad una collezione storica di reperti archeologici, una pregevole raccolta di materiali ceramici provenienti dall'antica farmacia locale del "Dottor Bernardino Mencacci": in particolare vasi decorati, recanti l'iscrizione della sostanza medicamentosa contenuta (Assentio, Bolo, Sena), tra cui spiccano alcuni albarelli da farmacia del Cinquecento (una parte di queste collezioni verrà trasferita nel nuovo allestimento museale di arte sacra di San Pietro all'Orto).
Ai piani superiori sono raccolti i materiali archeologici frutto delle ricerche condotte dal 1980 ad oggi al vicino Lago dell'Accesa. Vasi, monili e attrezzi per la filatura, corredati da pannelli esplicativi e plastici, consentono di conoscere la vita quotidiana dell'antico villaggio.
Oltre ad apprendere quali fossero le tecniche edilizie etrusche, il visitatore viene introdotto alla difficile arte della tessitura del mondo antico grazie ad un telaio attentamente ricostruito sulla scorta dei resti archeologici e dei modelli iconografici. Si tratta di un telaio verticale, realizzato in legno di quercia, e munito di pesi in terracotta (originali) che servivano a tendere i fili verso il basso. In occasione di una mostra tenutasi a Prato nel 1996, la funzionalità del telaio è stata messa alla prova con la realizzazione di una tela di lino il cui ordito presentava una densità di fili e di trame analoga a quella di alcuni frammenti di stoffa rinvenuti nelle tombe etrusche.
(Elena Fani)
Lo sviluppo dell’attività estrattiva nei secoli successivi è, invece, illustrato dalle collezioni del Museo di Arte e Storia delle Miniere, che raccoglie strumenti e documenti relativi anche ad epoche più recenti.
Il primo nucleo del Museo nacque all'inizio degli anni Settanta del secolo XX per iniziativa del Gruppo Mineralogico Massetano. Nel 1984 le collezioni furono collocate nel quattrocentesco Palazzetto delle Armi, messo a disposizione dal Comune, e l'anno seguente furono aperte al pubblico. Nel 1998, in occasione di interventi strutturali sull'edificio, il Museo è stato completamente riallestito, per essere riaperto nel 2001. Il Museo di Arte e Storia delle Miniere fa parte, con il Museo della Miniera, del Sistema dei Musei di Massa Marittima, creato dall'Amministrazione Comunale e gestito dalla Cooperativa Colline Metallifere.
Il Palazzetto, che si affaccia sulla torre del Candeliere, presenta quattro sale che ospitano una ricca documentazione fotografica e cartografica, una raccolta di minerali delle Colline Metallifere e una collezione di strumenti da miniera. Quest'ultima comprende strumenti per l'attività mineraria di varie epoche (dall'antichità al secolo XX), oltre a oggetti legati alla vita quotidiana dei minatori (indumenti da lavoro, cestine metalliche per le vivande). Particolare interesse rivestono anche i pannelli con la storia mineraria della zona, la riproduzione del Codice Minerario Massetano che regolava l'attività estrattiva e la ricostruzione in legno di un castelletto per un pozzo di estrazione.
(Stefania Mangia)
In alternativa, è possibile visitare un secondo museo legato all'attività mineraria della zona, che presenta la fedele ricostruzione di una miniera, ricavata nei rifugi antiaerei utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale.
La città di Massa Marittima, come scrive lo storico e naturalista ottocentesco Emanuele Repetti, può essere considerata il "magazzino mineralogico della Toscana": le sue miniere di rame ed argento le meritarono l'epiteto di metallifera. Tra i filoni, più o meno grossi, di metalli che scorrono lungo le sue colline, tra cui si annoverano manganese, anfibolo, argento, rame e zinco, le ingenti quantità di ferro, di piombo argentifero e di mercurio solforato estratte dalle cave hanno alimentato, nel tempo, gli stabilimenti di forni fusori di Follonica.
Il Museo della Miniera, realizzato nel 1980 nei rifugi antiaerei utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale, è la ricostruzione fedele di una miniera con i vari ambienti di lavoro: nelle tre gallerie, naturali e artificiali, riadattate per allestire il Museo sono presentate le diverse tipologie di armatura con cui si sorreggevano le volte di terra e le diverse tecniche di coltivazione utilizzate. Nell'ultimo tratto del percorso sono, inoltre, esposti campioni di minerali del comprensorio massetano.
La raccolta, risalente al secolo XX, comprende strumenti da lavoro dei minatori (sonde manuali, compressori, scalpelli rotativi) e mezzi per il trasporto del minerale e del personale in miniera (trenini con i carrelli, locomotori elettrici). Sono, inoltre, conservati oggetti legati alla vita quotidiana dei minatori (elmetti, cestelli, ecc.).
Il Museo della Miniera fa parte, con il Museo di Arte e Storia delle Miniere, del Sistema dei Musei di Massa Marittima, creato dall'Amministrazione Comunale e gestito dalla Cooperativa Colline Metallifere.
(Stefania Mangia)
L’economia della città non era fondata solo sul metallo, ma anche sull’agricoltura e lo sfruttamento dei vasti boschi circostanti. A ricordo di tale passato produttivo sono stati istituiti dall’autorità comunale alcuni musei come quello dell’Antico Frantoio, che mostra gli antichi macchinari legati alla produzione dell'olio.
Il frantoio, la cui costruzione risale molto probabilmente alla fine del Settecento, è rimasto in attività fino agli anni Cinquanta del secolo XX. Oltre ai macchinari del frantoio, conservati integralmente, tra cui si segnala la grande ruota motrice che faceva girare la macina di granito, la raccolta comprende vari strumenti legati alla lavorazione delle olive e alla produzione e vendita dell'olio.
Il frantoio è stato acquistato dal Comune nel 1990 e fa parte del Sistema dei Musei di Massa Marittima, creato dall'Amministrazione Comunale e gestito dalla Cooperativa Colline Metallifere.
(Stefania Mangia)
Una ulteriore testimonianza dell'anima artigiana del centro storico è costituita dall’Antica Falegnameria che espone gli strumenti dei falegnami della zona.
L'Antica Falegnameria fa parte del Sistema dei Musei di Massa Marittima creato dall'Amministrazione Comunale e gestito dalla Cooperativa Colline Metallifere. Si tratta della ricostruzione fedele (1993) di una falegnameria tradizionale, nella quale sono esposti gli strumenti provenienti da una vecchia bottega di Gerfalco (Montieri), appartenuta per cinque generazioni, dalla fine dell'Ottocento al 1990, ai falegnami della famiglia Forgeschi. Gli attrezzi sono stati acquistati dal Comune di Massa Marittima alla chiusura della loro bottega.
(Stefania Mangia)
Appendice naturale all’itinerario cittadino è la visita agli scavi del villaggio minerario dell’Accesa, antico centro etrusco situato a 10 km da Massa Marittima, raggiungibile deviando in località la Pesta lungo la strada per Gavorrano.
Nei pressi del Lago dell'Accesa, al centro di una fitta area boschiva, sorgono i resti di un antico abitato etrusco, ancora in corso di scavo. L'insediamento, diviso in quartieri, faceva parte di una serie di piccoli centri del secolo VI a.C. posti nell'area di influenza di Vetulonia, lungo itinerari legati alle attività estrattive della zona. L'area dell'Accesa si distingue per aver restituito copiose testimonianze di quello che, oggi, è riconosciuto come uno dei pochi centri urbani noti in Etruria.
La cronologia dei quartieri esplorati si attesta tra la fine del VII e il VI secolo a.C., ma le tombe rinvenute nell'area testimoniano dell'occupazione della zona almeno a partire dalla fine del secolo IX a.C.
È sicuramente il quartiere C che riveste maggiore interesse da un punto di vista tecnologico. Iniziato nella prima metà del VI secolo a.C., si distingue dagli altri per la presenza, sul lato est, di due gruppi di forni per la lavorazione dei metalli. Sono visibili le buche dal profilo concavo in cui erano ammassati mucchi di pietre e laterizi (con evidenti segni di esposizione al calore), mischiati a pezzi di minerale e numerose scorie di fusione. Non sembra un caso che il quartiere più connotato da un punto di vista artigianale fosse anche il più vicino al lago: la disponibilità di acqua era, infatti, indispensabile per le operazioni di lavorazione dei metalli. La stessa ubicazione dei forni, disposti al limitare dell'area abitata, sembrerebbe rispondere a quei precetti dell'Etrusca disciplina, ricordati da Vitruvio nel De architectura (I, 7,1), secondo cui le zone adibite all'attività metallurgica dovevano sorgere all'esterno dell'area urbana per evitare pericoli d'incendio.
Degli edifici messi in luce sono visibili le fondamenta, costituite da pietre locali come arenaria o palombino, mentre gli alzati, realizzati in mattoni crudi, graticcio (rami e canne intrecciati rivestiti di argilla) o pisé (gettate di argilla fresca entro casseformi di legno, rimosse successivamente) sono andati perduti.
Di particolare interesse sono le soluzioni tecniche adottate per il drenaggio delle acque: oltre alle massicciate di sassi in funzione di vespaio, notevole è il sistema di canalette coperte di cui resta un esemplare nella casa VI del quartiere C.
Oggi l'abitato, divenuto Parco tematico della civiltà etrusca, è comodamente visitabile grazie ai numerosi pannelli esplicativi distribuiti lungo tutto il percorso che si snoda attraverso il verde di una natura incontaminata. Completamento indispensabile di un'escursione al Parco dell'Accesa è la visita al Museo Archeologico di Massa Marittima dove sono custoditi i reperti venuti alla luce in quasi un secolo di scavi.
(Elena Fani)
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Scheda a cura di Elena Fani
Data aggiornamento 21/ott/2008