motivazione
Per i suoi scritti idealisticamente ispirati, che con chiarezza plastica rappresentano la vita sulla sua isola e con profondità e partecipazione trattano dei problemi umani in generale.
biografia
Di famiglia benestante, ricevette, dopo la scuola elementare, un’istruzione informale impartitale da un istruttore privato che stimolò in lei l’amore per la letteratura, nella quale dette le prime prove in età estremamente precoce. Rimase a Nuoro fino al 1895, quando incontrò a Cagliari Palmiro Maddesani, che sposò l’anno successivo. Trasferitasi al seguito del marito a Roma, nel 1900, vi trascorse il resto della vita, dedicandosi a un’intensa produzione nella quale il ricordo appassionato dell’isola natia rimase un tratto costante.
Il successo crescente della sua produzione fu suggellato nel 1926 dal conferimento del Nobel per la Letteratura. Grazia Deledda non accettò di tenere la conferenza che i Laureati pronunciano in occasione della consegna del Premio.
scheda di mostra
Il Nobel a Grazia Deledda nel 1926 premia la narratrice, capace di inventare trame semplici ed esemplari, con personaggi di grandezza biblica, ambientate nei paesaggi intatti di un’isola di antica maestà com’è la Sardegna. Alle qualità della narratrice si aggiunge la sua conoscenza delle tradizioni isolane, dei canti popolari, dei riti, delle veglie, del folklore sardo, proposto come una permanenza di una religiosità antica nel mondo moderno.
Tra l’ultimo ventennio del XIX secolo e il primo del XX la scrittrice impone una sua maniera originale, che presenta il mondo primitivo come geloso custode del mito greco, con le sue storie di amore e morte, di gelosia e vendetta, di dedizione assoluta e di tradimento. Tutto è dominato da un fato che obbliga all’esecuzione di una trama già scritta.
L’intreccio di antico e moderno, come l’intreccio di biblico e greco, è quanto il Premio Nobel apprezza particolarmente, in opere giovanili come Sangue sardo, La via del male, Il vecchio della montagna, Elias Portolu, e in quelle successive, come La madre, Il segreto dell’uomo solitario e, soprattutto, La fuga in Egitto del 1925.
La scrittrice dichiara la sua appartenenza al passato, il suo sguardo verso il “primitivo”, il lontano sia del tempo sia dello spazio; ma la qualità della sua scrittura rapida, incisiva, essenziale, e la costante sintonia tra personaggio e paesaggio, la pongono a buon diritto nella letteratura verista e postverista, accanto a Verga e a Fogazzaro. Anche per questo Eleonora Duse scelse un suo testo, Cenere, per la sua prima e unica incursione nel mondo del cinema; esperienza che così riconosce alla Deledda un ruolo centrale nella sperimentazione dei nuovi linguaggi elaborati dall’incontro tra letteratura, teatro e cinema.
testo di catalogo...
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