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Dario Fo - 1997
letteratura   

Dario Fo - 1997
San Giano  1926

motivazione

Per aver emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l’autorità e sostenendo la dignità degli oppressi.


biografia

Figlio di un ferroviere e di una contadina, si iscrisse a Milano all’Accademia di Brera e ad Architettura al Politecnico. In quegli anni frequentò pittori e scrittori, iniziò a inventare storie e a recitarle. Uno dei primi spettacoli fu realizzato in concomitanza con le elezioni politiche del 1948. Franco Parenti, che ne apprezzava il talento, introdusse Fo in RAI.

Nel 1959 Dario Fo e Franca Rame fondarono la compagnia che darà vita a un teatro politico di aspra critica sociale e politica.

Nel ’62 la RAI affida alla coppia Fo-Rame “Canzonissima”, sospesa dopo sole cinque settimane per l'intervento del censore.

Tra il 1959 e il ‘67, Fo cura adattamenti e regie di testi teatrali. Negli anni Ottanta e Novanta le commedie di Dario Fo fanno il giro del mondo, contribuendo a meritargli riconoscimenti di pubblico e di critica, che culmineranno nel conferimento del Nobel per la Letteratura nel 1997.


scheda di mostra

Il Nobel a Fo nel 1997 riconosce l’esemplare serietà del giullare moderno, capace di coniugare la leggerezza del comico alla serietà della sua visione del mondo.

Il suo peculiare carattere è quello di aver inventato un linguaggio comprensibile nei paesi europei così come in America o in Cina, grazie alla sapienza con cui l’attore propone il suo corpo nella pantomima e la sua parola in testi estremamente elaborati.

Per la pantomima Fo si riferisce ai francesi, da Lecoq a Marcel Marceau a Jean Louis Barrault; per la drammaturgia compie un originale lavoro di ricerca delle radici teatrali nazionali nei misteri medievali, nella commedia dell’arte, nel teatro dialettale e nei grandi classici come Molière e Shakespeare. Nasce da tale ricerca un percorso che, a partire dal teatro di varietà, approda con Mistero Buffo all’invenzione del monologo giullaresco, in cui l’attore si moltiplica in vari personaggi e si esprime in grammelot, lingua d’invenzione, dedotta dai vari dialetti nella tradizione degli Zanni del teatro rinascimentale. La drammaturgia di questo testo e dei successivi si avvale di una struttura molto elaborata, che consente la massima apertura alla varietà dei pubblici e agli eventi della cronaca e della politica e la massima sorveglianza dell’espressività dell’attore, soprattutto dei tempi e dei ritmi che sostengono lo spettacolo.

Questo motiva il suo successo presso pubblici anche lontani e diversi, e quello dei suoi testi, anche senza la presenza di Fo e Franca Rame; un successo che invoca oggi come ieri la forza delle verità che il giullare, il buffone, il folle hanno il compito di rivelarci.


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