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Franco Modigliani - 1985
economia   

Franco Modigliani - 1985
Roma  1918 - Cambridge  2003

motivazione

Per le sue pionieristiche analisi del risparmio e dei mercati finanziari.


biografia

Laureato in Giurisprudenza all’Università di Roma, a causa delle leggi razziali promulgate dal regime fascista si trasferì nel 1939 negli Stati Uniti, assumendo più tardi la cittadinanza americana. La sua carriera accademica, iniziata nel 1942 al New Jersey College, si sviluppò dal 1948 a Chicago alla University of Illinois dove, assieme a Richard Brumberg, elaborò la teoria del “ciclo vitale” del risparmio che gli valse il Premio Nobel per l’Economia nel 1985. Prima di recarsi a Stoccolma ricevette a Roma dal Presidente Cossiga le insegne di Cavaliere di Gran Croce.

Dal 1962 divenne professore di Economia e Finanza al Massachusetts Institute of Technology. Modigliani ha svolto un’intensa attività di consulenza per il Dipartimento del Tesoro statunitense, il Federal Reserve System e per numerose banche europee; ha partecipato inoltre al dibattito sulle politiche economiche sia negli Stati Uniti che in Italia, insistendo sulla priorità della piena occupazione.


scheda di mostra

Le due teorie che meritarono a Modigliani l'assegnazione del Premio Nobel per l'Economia nel 1985 vennero elaborate nel 1954 e nel 1958.

Con la prima, egli mise in relazione propensione al risparmio, consumi ed età dei soggetti economici. Fino a quel momento si riteneva che gli individui risparmiassero negli anni di attività lavorativa per consumare le risorse accantonate durante la pensione. Modigliani dimostrò che il risparmio non è determinato solo dal reddito; esso dipende anche dalla ricchezza, dalle aspettative sul reddito futuro e dall'età del soggetto, nonché dal tasso di crescita del reddito, dallo sviluppo demografico, dalla struttura per classi d'età della popolazione e dalla ricchezza aggregata complessiva.

Il secondo dei contributi teorici, noto come Teorema Mo.Mi. (Modigliani-Miller, dal nome dei due studiosi che lo elaborarono), afferma che in un mercato dei capitali perfetto il valore di mercato di un'impresa è indipendente dalla sua struttura finanziaria. Prima del Mo.Mi. si pensava che fosse più vantaggioso per un’azienda finanziarsi contraendo prestiti che emettendo azioni, dato che il costo dei prestiti è di solito inferiore al rendimento delle azioni. Questa concezione poggiava sul presupposto che il costo del capitale fosse determinato esclusivamente dal tasso di interesse. Il Mo.Mi. dimostrò che tale costo dipende dalla media ponderata dei costi dei due strumenti a disposizione dell'impresa per finanziare le proprie attività: quello azionario e l'indebitamento. Se non vi sono effetti perturbatori del mercato, il valore di un'impresa non dipende dunque dalla sua struttura finanziaria, bensì dal valore attuale dei suoi profitti futuri.


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