Valdisieve
Articolata lungo il basso corso del fiume Sieve, la vallata, come il vicino Mugello, è caratterizzata da una conformazione prevalentemente collinare, dominata da un folto manto boschivo che ha condizionato lo sviluppo delle attività economiche, in passato prevalentemente dedite all'agricoltura e allo sfruttamento del bosco. In anni recenti, al fine di recuperare le aree più degradate della zona, sono state realizzate numerose strutture espositive volte a illustrare le risorse ambientali ed antropiche del territorio.
Partendo da Firenze e imboccando la SS67 si prosegue fino al bivio per Sant'Ellero. Si devia quindi a destra lungo la SR69 e appena passato il paese si imbocca la SP88 e, consecutivamente, le SP86 e SP85 percorrendo complessivamente altri 35 chilometri. Si giunge così in località Saltino, dove è possibile visitare la Riserva Naturale di Vallombrosa che ospita gli Arboreti sperimentali ed un museo dendrologico ricco di reperti.
L'origine degli Arboreti risale al trasferimento del Regio Istituto Superiore Forestale nell'Abbazia di Vallombrosa, dopo la vendita della tenuta di Paterno (originaria sede dell'Istituto). Vennero trasferiti anche circa duecento alberi, che formarono il primo nucleo degli arboreti attuali, impiantati a seguito di successive acquisizioni di terreni. Nel 1890 una piccola porzione dell'arboreto fu destinata ad orto botanico, mentre nel 1934 fu allestito il Museo Dendrologico. Oggi gli Arboreti sono gestiti dall'Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo.
La collezione di piante medicinali, prevalentemente formata da esemplari toscani e italiani, è utilizzata per scopi didattici e divulgativi. Le piante sono collocate nell'ex Orto Botanico dell'Istituto per la Selvicoltura; il nucleo originale risale al 2000, quando l'Orto fu recuperato dopo gli anni di abbandono seguiti al trasferimento dell'Istituto nella sede delle Cascine, nel 1914.
Gli arboreti sono formati da alberi e da arbusti caratteristici della flora dell'emisfero boreale (Nord America, Europa ed Asia). Le piante sono divise in sei arboreti, che occupano una superficie di circa 100.000 metri quadrati all'interno della Riserva Naturale di Vallombrosa. Tra questi, si segnala l'Arboreto di Masso del Diavolo, con piante della regione mediterranea.
Il Museo Dendrologico presenta legni, semi, porzioni di piante e una xiloteca delle specie presenti nell'Arboreto. I reperti sono prevalentemente conservati a secco, talvolta in liquido.
(Donato Monaco)
Completa la visita una sosta al vicino centro visitatori, tappa obbligata per la comprensione del patrimonio naturale del territorio.
Nel 1869 venne fondato l'Istituto Superiore Forestale, prima scuola di selvicoltura nazionale, che aveva sede nell'Abbazia di Vallombrosa. Nel 1913, dopo il trasferimento dell'Istituto a Firenze, fu istituita la Scuola per Agenti Forestali Graduati, dalle cui attrezzature didattiche derivano i materiali conservati nell'Ufficio Amministrazione di Vallombrosa.
La collezione didattica è costituita principalmente da due nuclei: il primo di strumenti topografici usati per le esercitazioni degli allievi della Scuola per Ufficiali del Servizio Forestale dal 1910 al 1950 circa; il secondo formato da attrezzature forestali per lavori nel bosco, appartenute all'Istituto Superiore Forestale e successivamente passate alla Scuola per Ufficiali. I reperti sono dei secoli XIX e XX.
L'Orto Botanico "San Giovanni Gualberto", nato nel 1999, ospita buona parte degli esemplari di piante erbacee e alcuni arbusti della Riserva Naturale Biogenetica di Vallombrosa. Le varie specie sono raggruppate per ambienti di origine. Nella foresta di Vallombrosa è allestito un percorso didattico-ambientale per le scuole.
(Donato Monaco)
Dopo un'escursione tra i boschi di Vallombrosa, una deviazione di 7 chilometri verso la frazione di Raggioli, nel comune di Pelago, porta al Museo della Civiltà Contadina e dell'Artigianato della Montagna, dove sono esposti strumenti legati al lavoro nei campi e nel bosco.
Il Museo è stato istituito nel 1978 per volere degli abitanti di Raggioli al fine di conservare la memoria delle attività artigiane e rurali del passato. L'esposizione è ospitata in alcuni locali del Circolo ARCI di Raggioli, che ne cura anche la gestione. Nel 2002, dopo un periodo di chiusura in seguito ai danni causati da un'alluvione, il Museo è stato nuovamente aperto.
Conserva una collezione etnografica ricca di oggetti di uso comune, impiegati tipicamente in montagna, arnesi da calzolaio, falegname, maniscalco, attrezzi per il lavoro nei campi e nel bosco. I reperti (secoli XIX e XX) sono stati messi a disposizione dai cittadini di Raggioli.
(Donato Monaco)
Immettendosi, infine, sulla SS69 e proseguendo verso la Rufina, tramite la SS67 si potrà apprezzare l'altra grande risorsa della valle, la coltivazione della vite. Nella Villa di Poggio Reale ha, infatti, sede il Museo della Vite e del Vino del Chianti Rufina che espone documenti, macchinari e strumenti legati alla tradizione vinicola della zona. A conclusione dell'itinerario è possibile fare una sosta nell'annessa Enoteca per gustare i vini locali.
Il Museo, che fa parte del Museo Diffuso Mugello - Alto Mugello - Val di Sieve, ha sede nella storica villa di Poggio Reale dal 1978, dopo essere stato inizialmente aperto nella villa di Pomino. Nato grazie alla cessione delle raccolte possedute dal Consorzio Chianti Rufina, è stato riallestito nell'estate del 2000, utilizzando le enormi cantine sotterranee, realizzate verso la prima metà dell'Ottocento. L'esposizione mostra strumenti e macchinari per la coltivazione della vite e la produzione e conservazione del vino, in uso tra 1930 e 1960, oltre ad una ricca raccolta di vetri soffiati del Settecento. La struttura museale è completata da un'enoteca e da una notevole biblioteca storica, che raccoglie volumi, documenti, fotografie e filmati su aspetti della viti-vinicoltura.
(Graziano Magrini)
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Scheda a cura di Elena Fani
Data aggiornamento 15/feb/2008