La Linea del Sole
 
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  Antichi 'oriuoli mechanici'

La meridiana di Ponte Vecchio

Le meridiane rappresentano i più antichi strumenti per la misura del tempo. Prima della diffusione degli orologi meccanici da torre, iniziata all’alba del XIV secolo, gli orologi “a sole” erano i soli strumenti destinati all’indicazione dell’ora pubblica. Tuttavia, data la scarsa precisione degli orologi meccanici, le meridiane continuarono a convivere con orologi da torre nelle piazze delle città fino alla metà del XVII secolo. La meridiana di Ponte Vecchio risale al XIII secolo ed è un semplice quadrante verticale per l’indicazione delle ore canoniche, ossia di quei momenti della giornata che la Chiesa cattolica dedicava alla preghiera in comune: l’ora Prima (levar del sole), quando si recitava il Mattutino, la Terza (alle 9.00), la Sesta (mezzogiorno), la Nona (alle 15.00), e la Dodicesima (tramonto), quando si recitavano i Vespri. Questa suddivisione implicava una diversa lunghezza delle ore del giorno secondo le stagioni.

L’orologio di Brunelleschi

Orafo, scultore, architetto e ingegnere, Filippo Brunelleschi (1377-1446) fu anche un eccellente orologiaio che seppe trarre da quell’arte i segreti delle sue straordinarie macchine da costruzione. “Essendosi dilettato pel passato e fatto alcun oriolo e destatoio – scrive il biografo - dove sono varie e diverse generazioni di molle e da varie moltitudini d’ingegni moltiplicate… gli dettero grandissimo aiuto al potere immaginare diverse macchine da portare e da levare e da tirare”. L’unico suo orologio di cui oggi siamo a conoscenza fu costruito nel 1445 per la torre del Palazzo dei Vicari di Scarperia. E’ composto di due parti meccaniche distinte fra loro: la parte del tempo, formata da tre ruote, e la parte della suoneria composta da tre ruote e un rocchetto che regola la velocità della battuta. Lo scappamento del tipo a verga con regolatore a “foliot”, fu sostituito con il pendolo in uno dei molteplici interventi di restauro. La ricarica dei pesi avveniva tramite 4 leve azionate manualmente dal “temperatore”. Il quadrante originale, oggi non più esistente, aveva una forma quadrata con il cerchio orario suddiviso in 24 sezioni secondo la maniera dell’“ora italica”.

L’orologio di Paolo Uccello

Il primo orologio pubblico della città di Firenze fu istallato sulla torre di Palazzo Vecchio il 25 marzo 1353 ad opera di Niccolò di Bernardo. Poco meno di un secolo dopo, un suo nipote, Angelo Niccolai degli Orologi, fu incaricato di costruire l’orologio meccanico di Santa Maria del Fiore, istallato nell’intercapedine della facciata nel 1443. Il quadrante fu dipinto a fresco da Paolo Uccello (1397-1475), inscrivendo in un quadrato un cerchio suddiviso in 24 ore segnate in senso antiorario, secondo una rappresentazione allora convenzionale che emulava il movimento dell’ombra dello gnomone sulle meridiane verticali. Le ore indicate sono quelle cosiddette “all’italiana” che segnavano la durata del giorno a partire dal tramonto, e ad indicarle è una stella ellittica, con un raggio maggiore degli altri, che l’artista usa più volte nei suoi dipinti per raffigurare la cometa della Natività. Si tratta probabilmente di un’allusione a Cristo, “lux mundi”, ulteriormente confermata dalla presenza dei quattro Evangelisti raffigurati nei finti oculi agli angoli del grande quadrato.

L’orologio di Lorenzo Della Volpaia

Architetto, orafo, matematico, ma soprattutto orologiaio, Lorenzo Della Volpaia (1446-1512) è il capostipite di quella famiglia fiorentina di orologiai e costruttori di strumenti scientifici nella quale si distinsero anche i figli Camillo (1484-1560), Benvenuto (1486-1532), Eufrosino (fine XV sec. - XVI sec.) e il nipote Girolamo (c. 1530-1614). Come orologiaio si guadagnò onori e fama con la costruzione dell'orologio dei pianeti, commissionato da Lorenzo il Magnifico come regalo per il re di Ungheria Mattia Corvino, ma donato successivamente alla Signoria per essere collocato nella Sala dell'orologio (l'attuale Sala dei Gigli) di Palazzo Vecchio. L'orologio fu restaurato nel 1560 da Girolamo della Volpaia e collocato nella sala della Guardaroba che Cosimo I fece allestire da Egnazio Danti (1536-1586) come ‘sala della cosmografia’. Smantellato e distrutto nel XVII secolo, l’orologio è oggi noto attraverso una ricostruzione di Alberto Gorla e Giuseppe Brusa conservata presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze.

 
 

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