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Catalogo > Visita virtuale Sala XIV
XIV.18 Macchina elettrostatica a disco di Winter
Ideatore:Carl Winter
Costruttore:Officine dell'Imperiale e Regio Museo di Fisica
Data:seconda metà sec. XIX
Materiali:mogano e altri legni, ottone, ferro, vetro, foglio di stagno, foglio d'oro
Dimensioni:altezza complessiva 2600 mm, base (dimensioni max.) 2460x2255 mm, diametro del disco 1215 mm, spessore 6 mm
Inventario corrente:1526
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È il più grande generatore di questo tipo ancora esistente e rappresenta lo stadio finale nello sviluppo delle macchine elettrostatiche a strofinio con disco. L'asse del disco è di vetro e di ottone; dalla parte dell'ottone è sostenuto da due aste di vetro mentre dalla parte di vetro poggia su un robusto supporto di legno. In questo modo è possibile combinare la solidità della costruzione con un efficiente isolamento. Il disco è strofinato da due cuscinetti posti in un telaio di mogano sostenuto da un'asta di vetro. La più interessante particolarità costruttiva è rappresentata da due grandi "induttori" ad anello di legno ricoperti di foglia d'oro e isolati da sostegni di vetro posti ai due lati della macchina. Uno di essi funge da conduttore "negativo" quando viene collegato ai cuscinetti. L'altro invece è il conduttore principale "positivo": il disco di vetro infatti ruota fra i suoi collettori ad anello. Nella parte anteriore della macchina si trova una sfera di ottone posta su un supporto isolante (ricostruito), sul retro si trovano due scaricatori, uno su un sostegno di vetro chiaro e l'altro su un sostegno di vetro verde. Dalla parte del conduttore principale, si trova una enorme bottiglia di Leida, protetta da una vetrina ottagonale di vetro e legno. Due lunghi conduttori di legno, terminanti con ganci e ricoperti di foglia d'oro, sono sospesi agli anelli che erano probabilmente utilizzati per collegare le varie parti della macchina. La macchina è stata ampiamente restaurata.

Carl Winter aveva ideato verso la metà dell'Ottocento questo tipo di generatore, che deriva essenzialmente dalla macchina "a lunga scintilla" di Jean Baptiste Le Roy del 1772. La capacità di questo tipo di generatore era aumentata dagli anelli "induttori" di Winter, che contenevano una o più spire di spesso filo di ferro. Proviene dalle collezioni lorenesi.

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