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Valdera

Valdera

L’Era, affluente dell’Arno, segna per oltre cinquanta chilometri il percorso di una fertile valle sulla quale si affacciano antichi centri di origine medievale. Per secoli contesa fra Firenze, Pisa e Volterra, la Valdera divenne con la nascita del Granducato un tranquillo distretto rurale che, solo a partire dall’Ottocento, vide una progressiva trasformazione in senso manifatturiero e industriale.

Pontedera costituisce la porta di accesso alla valle e il centro di attrazione economico principale dell’intero comprensorio. Qui, infatti, sorge una delle più antiche e importanti industrie motoristiche d’Italia: la Piaggio.

Museo Piaggio "Giovanni Alberto Agnelli"
Museo Piaggio "Giovanni Alberto Agnelli"
    • Il Museo, ideato da Giovanni Alberto Agnelli e progettato da Andrea Bruno, è stato inaugurato il 29 marzo 2000 ed è parte integrante del programma di conservazione della memoria storica dell'azienda. Promossa dalla Fondazione Piaggio, l'esposizione è allestita nell'ex Attrezzeria della Piaggio, uno dei capannoni più antichi dello stabilimento di Pontedera.

      Le raccolte comprendono tre nuclei: Collezione Vespa (prototipi, modelli di serie e versioni speciali dello scooter, prodotti dal 1945 a oggi); Collezione Gilera (motociclette costruite dal 1909 agli anni Novanta); Collezione Piaggio (esemplari della produzione aeronautica, ferroviaria, motoristica e ciclomotoristica, dal 1936 a oggi). Queste collezioni documentano non solo lo sviluppo dell'azienda, ma anche i mutamenti di gusto e di costume italiani.

      Il ricco Archivio Storico "Annalisa Bechi Piaggio", visitabile su richiesta, raccoglie tutta la documentazione cartacea dell'azienda dalle origini a oggi, oltre a una ricca documentazione fotografica, audiovisivi, filmati divulgativi e pubblicitari.

      (Francesco Marchetti)
Tipologia:
Musei della scienza e della tecnica
Indirizzo:
Pontedera, Viale Rinaldo Piaggio 7
Interesse storico-scientifico:interesse 1

Proprio dalla visita delle collezioni storiche della fabbrica avrà inizio un itinerario che condurrà a Capannoli, posta a circa 12 km a sud e raggiungibile tramite la SS439/SR439, dove il Museo Civico Zoologico, ospitato nella settecentesca Villa Baciocchi, conserva una collezione unica di animali tassidermizzati.

Museo Civico Zoologico di Capannoli - Villa Baciocchi
Museo Civico Zoologico di Capannoli - Villa Baciocchi
    • Il Museo, fondato nel 1997, è ospitato, insieme ad un Centro di Documentazione Archeologica, nella settecentesca Villa Baciocchi. Il percorso, essenzialmente didattico, si articola in cinque sale nelle quali sono esposti animali tassidermizzati: invertebrati, mammiferi, uccelli, rettili e pesci provenienti da tutto il mondo. Della collezione fanno parte anche una raccolta di uccelli, acquistata nel 2000, con alcuni esemplari di fine Ottocento e altri reperti, acquistati dal Comune di Capannoli, tra i quali si segnala una raccolta di farfalle.

      Il giardino di villa Baciocchi fu ideato, nella seconda metà dell'Ottocento, da Luigi Bellincioni che dotò il parco di edifici neogotici, grotte rustiche e piccole edicole affrescate. Presenta, oggi, 12 alberi monumentali, contrassegnati da didascalie che ne illustrano le caratteristiche. Tra le piante secolari sono da segnalare il bambù, il tasso e la sequoia canadese. Complessivamente il giardino conserva oltre 160 specie di varia provenienza.

      (Francesco Marchetti)
Tipologia:
Musei naturalistici
Ville e giardini storici
Indirizzo:
Capannoli, Piazza Castello 1/a
Interesse storico-scientifico:interesse 1

Proseguendo verso sud e imboccando in sequenza la SP26 e la SP13 si giunge, dopo un'altra decina di chilometri, nel settore centrale della valle dove si trova l’area termale di Casciana, da secoli celebre per le sue acque curative.

Terme di Casciana
Terme di Casciana
    • I Bagni di Casciana, già noti ai Romani, ripresero vigore nel secolo XI grazie a Matilde di Canossa, che sembra ne trovasse beneficio. Nel 1311 il Podestà di Pisa, Federico da Montefeltro, fece edificare un vero e proprio impianto termale. Un'interessante descrizione delle acque ci viene offerta nel Tractatus de Balneis (1417) di Ugolino da Montecatini, che dimorò a lungo a Pisa. Fu così che visitò sia Casciana sia San Giuliano e da questi luoghi trasse "lunga esperienza". Le acque di Casciana, scrive Ugolino, «giovano moltissimo alle persone deboli e contro i disturbi dell'apparato digerente».

      I bagni furono ristrutturati nel 1621, ma decaddero successivamente. Nel 1742, infatti, Giovanni Targioni Tozzetti dice che «nelle acque di questi bagni negletti vivono lietamente molti ranocchi...». Fu prima il Granduca Pietro Leopoldo, verso il 1780, e poi il successore Ferdinando III, nel 1824, che fecero eseguire vari lavori di ristrutturazione. Nell'Ottocento – secondo quanto riferisce Emanuele Repetti – c'erano «due bagni grandi, per i due sessi, nel mezzo dell'antico cratere fiancheggiato da ampi calidari». Inoltre, lo scarico delle acque serviva ad azionare alcune macine da mulino, di proprietà dei vescovi di Volterra. Un'analisi chimica delle acque fu compiuta nel 1826 dal chimico fiorentino Giuseppe Gazzeri. Come molti altri centri termali della Toscana, Casciana ebbe un notevole sviluppo fra Ottocento e Novecento, quando le fu assegnata la lusinghiera denominazione di "Perla termale d'Italia". Ancora oggi le terme di Casciana sono un rinomato centro di benessere e cure termali.

      (Graziano Magrini)
Tipologia:
Terme
Indirizzo:
Casciana Terme, Piazza Garibaldi 9
Interesse storico-scientifico:interesse 2

Non lontano, seguendo la stessa direttrice, si perviene infine a Santa Luce, dove l’Ecomuseo dell’Alabastro consentirà di conoscere attraverso quattro itinerari tematici, tecniche e procedimenti legati alla lavorazione di questo materiale usato fin da epoca etrusca.

Ecomuseo dell'Alabastro - Punto Museale di Santa Luce
Ecomuseo dell'Alabastro - Punto Museale di Santa Luce
    • L'Ecomuseo dell'Alabastro propone quattro itinerari tematici (Itinerario dell'escavazione dell'Alabastro, Itinerario della lavorazione e della commercializzazione, Punto Museale Centrale nell'ex Palazzo Opera Pia di Castellina Marittima e Archivi d'area a Santa Luce) che si sviluppano principalmente nei Comuni di Castellina Marittima, Santa Luce e Volterra.

      Il Punto Museale di Santa Luce, ubicato nell'ex Palazzo Comunale, presenta strumenti da lavoro, materiale iconografico e manufatti in alabastro. Lungo il torrente Marmolaio, che costituisce un tratto di confine tra le comunità di Castellina e Santa Luce, si trova l'unica cava in galleria ancora esistente di "Scaglione" (una delle migliori qualità di alabastro), messa a norma e utilizzata per escavazioni e per la visita dei turisti.

      (Graziano Magrini)
Tipologia:
Musei della scienza e della tecnica
Indirizzo:
Santa Luce, Piazza Rimembranza 19
Interesse storico-scientifico:interesse 2

Imboccando la SP37 si giunge sulla SS206, lungo la quale, proseguendo verso nord, si incontrano due bivi. Seguendo il primo è possibile vedere l'inizio del grandioso Acquedotto Leopoldino che, dall’inizio dell’Ottocento fino al 1912, assicurò rifornimento idrico alla città di Livorno.

Acquedotto Leopoldino
Acquedotto Leopoldino
    • L'aumento della popolazione di Livorno, nel corso del Settecento, rese necessario un nuovo acquedotto, in sostituzione di quello costruito da Giovanni del Fantasia sotto il governo di Ferdinando I de' Medici. Il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena commissionò il lavoro a Francesco Bombicci, che presentò un progetto molto ambizioso, ma anche molto costoso. Fu così che nel 1792 il nuovo Granduca Ferdinando III incaricò dell'opera il fiorentino Giuseppe Salvetti. Questi propose una soluzione meno onerosa, che prevedeva un tracciato, attraverso le colline, dalle sorgenti di Colognole a Livorno.

      I lavori subirono una battuta di arresto, prima per l'occupazione francese (1799) e poi per la morte dello stesso Salvetti (1801). Nel 1806 la regina d'Etruria Maria Luisa approvò il progetto dell'architetto Calocchieri che mirava a concludere l'opera nella forma più conveniente. Fu così riaperto il cantiere sotto la direzione di Ranieri Zocchi, allievo di Salvetti. Nel 1809 la direzione passò a Pasquale Poccianti, che fece arrivare l'acqua a Livorno il 30 maggio 1816 (da allora, fino al 1912, l'acquedotto è stato il principale mezzo di rifornimento idrico della città). Poccianti garantì inoltre la manutenzione con una serie di opere, fra le quali sono da segnalare le tre grandi cisterne (Cisternino di Pian di Rota, Cisternone e Cisternino di città) che dovevano purificare l'acqua lungo il percorso, garantendone un'adeguata distribuzione. Nel 1858, anno della morte di Poccianti, subentrò il suo allievo Angiolo della Valle con il quale, poco dopo l'unità d'Italia, la grande opera fu portata a compimento.

      Oggi è possibile seguire il suggestivo percorso dell'imponente acquedotto, di circa diciotto chilometri, nei boschi delle colline livornesi, dove si incontrano quindici serie di arcate, piccole edicole di forma poligonale per la purificazione delle acque, gallerie e cisterne.

      (Graziano Magrini)
Tipologia:
Opere idrauliche
Indirizzo:
Collesalvetti, Da Colognole (Collesalvetti) a Livorno (Via delle Sorgenti)
Interesse storico-scientifico:interesse 1

Deviando al secondo bivio, invece, oltre a costeggiare lunghi tratti del succitato acquedotto, si può proseguire fino al Cisternino di Pian di Rota, mirabile esempio di architettura neoclassica.

Cisternino di Pian di Rota
Cisternino di Pian di Rota
    • Il neoclassico Cisternino di Pian di Rota è noto anche come "Purgatorio in Pian di Rota" per la sua funzione di filtro e raccolta delle acque. Completato nel 1851, su progetto di Pasquale Poccianti, l'edificio, inserito in un paesaggio verdeggiante, ha forma di quadrilatero con absidi semicircolari ai lati. La facciata è alleggerita da un portico sormontato da un frontone. Due iscrizioni in latino poste sulla facciata ricordano che l'opera fu iniziata sotto il Granduca Ferdinando III di Lorena e terminato sotto il successore Leopoldo II. Nel 1852 fu riempito con l'acqua proveniente dalle sorgenti di Colognole. Proseguendo lungo le canalizzazioni sopra gli archi, l'acqua arrivava fino al Cisternone di Livorno.

      (Graziano Magrini)
Tipologia:
Opere idrauliche
Indirizzo:
Livorno, Via delle Sorgenti
Interesse storico-scientifico:interesse 1

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Scheda a cura di Elena Fani

Data aggiornamento 09/feb/2008