Versilia
Delimitata dal Mar Tirreno ad ovest e dalle Alpi Apuane ad est, la Versilia offre, nel raggio di pochi chilometri, una impressionante varietà paesaggistica ed una molteplicità di testimonianze storiche che spaziano dal Paleolitico ai nostri giorni. L'itinerario proposto, seppur incentrato sull'area dell'Alta Versilia, intende offrire un quadro generale della ricchezza di questo comprensorio.
Punto di partenza obbligato è Massa, capoluogo di provincia dominato dal poderoso castello Malaspina, esteso complesso frutto di una secolare stratificazione di strutture che offrono uno spaccato dell’architettura militare dall’XI al XVI secolo.
Il grandioso castello che ancor oggi domina la città di Massa deve il suo aspetto attuale a numerose fasi edilizie susseguitesi nel tempo a partire da una curtis fortificata risalente al secolo XI. Conteso tra numerosi potentati, fu trasformato in residenza signorile dalla famiglia Malaspina che ne prese possesso verso la metà del Quattrocento. Nonostante le modifiche subite, il complesso mantenne nel tempo l'originaria funzione difensiva grazie anche ad una cinta muraria che venne ad inglobare il mastio medievale e il palazzo dei marchesi.
Ancora oggi è possibile ammirare l'imponente struttura con i suoi due bastioni, le file di troniere e il complesso ed efficace sistema di difesa dell'unico accesso al castello. Tra le curiosità architettoniche si segnala la peculiarità del mastio trecentesco che si distingue per essere stato ricavato nella roccia lì presente e non costruito in muratura.
(Elena Fani)
Sempre nel comprensorio cittadino, meritevole di una visita è il Museo Etnologico delle Apuane “Luigi Bonacoscia”, che conserva una delle più vaste raccolte etnografiche presenti in Toscana.
Il Museo Etnologico delle Apuane, ospitato in due fabbricati nei pressi del Santuario di Madonna degli Uliveti, è dedicato alla cultura popolare della fascia costiera della Lunigiana. Fu fondato nel 1980 per iniziativa di Don Luigi Bonacoscia e dell'Associazione "Movimento di Umanesimo Sociale per la nobiltà del lavoro umano", con la denominazione di Museo Etnologico Apuano "Ernesto Masnata". Il nucleo iniziale era costituito dalla raccolta privata Masnata, che comprendeva circa 300 oggetti raccolti durante il primo dopoguerra nell'area lunigianese, e dalla raccolta del "Movimento di Umanesimo Sociale", di circa 100 oggetti. La collezione è stata ampliata con ricerche effettuate da Luigi Bonacoscia nell'area della provincia di Massa-Carrara, della Versilia e della Garfagnana.
Oggi il museo presenta una delle raccolte più complete e più ricche della Toscana sia dal punto di vista della quantità degli oggetti, sia per la varietà dei temi trattati. La collezione etno-antropologica si articola in 32 sezioni e comprende strumenti da lavoro, mezzi industriali e agricoli e oggetti di diverse tipologie, relativi alle attività produttive e alla vita quotidiana delle popolazioni locali. I reperti risalgono ai secoli XIX e XX. Accanto alla documentazione delle attività domestiche, rurali ed artigianali, l'allestimento presenta anche la testimonianza dell'attività di estrazione e lavorazione del marmo.
(Antonella Gozzoli)
L’itinerario prosegue con la visita del Castello Aghinolfi di Montignoso, a breve distanza da Massa, che eccezionalmente conserva intatto il complesso sistema idrico di approvvigionamento realizzato nel XV secolo.
Noto sin da documenti dell'VIII secolo d.C., il Castello Aghinolfi costituisce un eccezionale esempio di architettura militare di età medievale, che già nel secolo XIX attirò l'attenzione degli studiosi. Di particolare interesse per la conoscenza delle tecniche idrauliche è il complesso sistema di approvvigionamento idrico di cui fu dotato il castello alla metà del secolo XV. Sulla terrazza di copertura del mastio ottagonale sono state ripristinate, in occasione del restauro del 2001, le canalizzazioni originali in terracotta, che raccoglievano l'acqua per inviarla alla cisterna. Sul fondo della cisterna, visibile grazie ad una pavimentazione in vetro calpestabile, sono state ricollocate le copie dei contenitori in ceramica (gli originali che vi sono stati rinvenuti risalgono alla fine del Cinquecento).
(Elena Fani)
Benché di recente costituzione, l’Orto Botanico delle Alpi Apuane "Pietro Pellegrini" è noto a livello nazionale per la ricostruzione di numerosi biotopi, tra cui un arboreto sperimentale a conifere. Lo si raggiunge tornando indietro verso Massa e svoltando a sinistra su via Bassa Tambura/SP5 e, in seguito, via dei Colli/SP4.
L'Orto Botanico è stato istituito nel 1966 in località Pian della Fioba. Situato in una zona rocciosa a circa 900 metri slm e attraversato da un sentiero che si snoda attraverso le diverse sezioni, comprende specie spontanee delle Alpi Apuane, tipiche delle cime calcaree, delle vette silicee e delle zone umide. Si segnala un arboreto sperimentale a conifere, una zona umida per le specie igrofile, un vaccinieto con mirtilli e specie associate e un cultivar di castagno.
L'Orto, dedicato al medico e botanico massese Pietro Pellegrini, è stato oggetto di studio di ricercatori italiani e stranieri, e sede di numerosi congressi. È aperto al pubblico dal 1981 ed è gestito dal Comune di Massa in collaborazione con le tre Università della Toscana, i cui rappresentanti fanno parte del comitato tecnico-scientifico.
(Anna Toscano)
Massa era anche il punto di arrivo dell’ardita via Vandelli, realizzata nel XVIII secolo dall’omonimo matematico per mettere in comunicazione la capitale del Ducato, Modena, col suo unico sbocco al mare. Se ne può percorrere il tortuoso tracciato a partire da Resceto, raggiungibile in 12 km lungo la SP5, attraverso la frazione Guadine e il Nucleo Gronda.
Nata per volontà di Francesco III d'Este, la via Vandelli fu costruita con il preciso intento di assicurare al Ducato di Modena uno sbocco al mare, collegandone la capitale a Massa. La realizzazione del percorso, commissionato al matematico di corte Domenico Vandelli, richiese molti anni (1738-1751) a causa dell'asprezza del terreno e delle condizioni climatiche avverse. Nonostante l'impiego di maestranze piemontesi specializzate nella realizzazione di muri a secco per il contenimento della via nei tratti più scoscesi, l'impervietà del tracciato, che attraversava la catena appenninica e le Alpi Apuane, rese disagevole la sua fruizione e ne causò il precoce abbandono.
In anni recenti, grazie all'interesse dei paesi limitrofi, la via è stata restaurata dalla Comunità Montana. Meta ideale di escursioni ciclistiche, il percorso offre, oltre a scorci di rara bellezza, numerose testimonianze degli accorgimenti tecnici adottati nel Settecento, come la cosiddetta "Finestra Vandelli", taglio nella roccia creato per la sosta delle diligenze.
(Elena Fani)
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Scheda a cura di Elena Fani
Data aggiornamento 25/feb/2008