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Miti e raffigurazioni del cosmo
L'universo è luogo del mito per eccellenza, una dimensione popolata da divinità dall'aspetto, dal carattere e dai comportamenti singolarmente simili a quelli del genere umano. Se, fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno interpretato i pianeti come personificazioni degli dèi, le aggregazioni stellari più visibili si sono manifestate come animali e figure familiari o dell'immaginazione. Tra i numerosi miti cosmici dell'antichità, quello di Atlante esprime con particolare eloquenza il singolare impasto di ragione e immaginazione che contraddistingue la lettura umana del cosmo. Ribellatosi agli dèi, Atlante è condannato da Giove a sostenere sulle proprie spalle per l'eternità il pesante globo dell'universo. Lo stupendo Atlante Farnese ci conserva la più antica raffigurazione tridimensionale pervenutaci della sfera celeste con i suoi grandi circoli e con le figure delle costellazioni.
L'immagine di Atlante che regge la sfera del mondo seguitò ad esercitare profondo fascino sulla ricerca astronomica dei secoli successivi. Essa divenne una sorta di icona delle diverse tecniche impiegate per rappresentare la volta celeste in due o in tre dimensioni. Venne infatti riproposta in opere memorabili di scultura e di pittura, in affascinanti manoscritti, in atlanti celesti riccamente illustrati e in raffinati strumenti astronomici che simulavano la struttura e i moti dell'universo.

 

Anonimo, Atlante Farnese

Le architetture dell'universo
Fino dai tempi più remoti, l'uomo ha cercato di indovinare la forma e la struttura dell'universo. Le descrizioni contenute nei testi più antichi delineano un universo nel quale la Terra, piatta, è sovrastata dalle acque "di sopra" e galleggia sulle acque "di sotto". Solo con la civiltà greca l'universo assunse stabilmente la forma di una sfera sulla cui superficie, che ruota con movimento regolare, sono incastonate le stelle, mentre al suo interno i pianeti procedono lungo orbite circolari con al centro la Terra immobile.
Se la visione dell'universo come una sfera s'impose universalmente per un periodo straordinariamente lungo (ed è ancora ben radicata nel linguaggio e nell'immaginazione popolare), vivaci furono le discussioni sull'ordine e sui moti dei pianeti. Nei secoli che dividono il fiorire delle civiltà classiche dall'età galileiana furono infatti concepiti molteplici sistemi del mondo che proponevano soluzioni diverse per far corrispondere i fenomeni osservati nel cielo con l'immaginata architettura dell'universo.

 

Andreas Cellarius, Atlas coelestis seu Harmonia Macrocosmica

Gli influssi celesti
Lo sguardo dell'uomo verso il cielo è stato da sempre carico di attese e di paure. L'idea che gli astri esercitino un'influenza determinante appartiene infatti a tutte le civiltà antiche. Si può dire che il cielo parla agli uomini così come gli uomini al cielo.
Interrogata con le procedure giuste, la volta celeste rivela il destino degli individui, indica i giorni più propizi o quelli meno favorevoli per le decisioni relative alla vita pubblica o privata, consente di prevedere le configurazioni astrali che annunciano i mutamenti epocali della storia, mostra le inclinazioni che determinano il carattere degli individui e le loro attitudini pratiche, denota le influenze che i pianeti e i segni dello zodiaco esercitano sugli organi del corpo umano, ecc. Gli scambi intensissimi tra uomo e cosmo hanno costituito il fondamento di una delle discipline più antiche e pervasive, l'astrologia, che conservò a lungo lo statuto di vera e propria scienza, fondata su procedure rigorose, meritandosi, non senza giustificazione, l'appellativo di "madre" dell'astronomia. Senza l'impulso determinante dei bisogni ai quali l'astrologia sembrava poter dare risposta, la conoscenza del cielo non avrebbe proceduto con la speditezza che la storia ci mostra

 

De Sphaera Estense, Marte