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Col III secolo a.C. la ricerca astronomica si sposta sulla sponda meridionale del Mediterraneo, in Egitto. Nel Museo di Alessandria l’astronomia raggiunse il massimo livello di rigore concettuale e perfezione teorica. I rapporti tra i pianeti e la Terra divennero l’oggetto principale della ricerca astronomica. Osservatori assidui della volta celeste, quali Ipparco e Tolomeo, accumularono dati che, legati al rapido sviluppo della matematica e della geometria, permisero di conseguire straordinari risultati. Verso la metà del II secolo a.C. fecero la loro comparsa i primi planetari meccanici, che misero in evidenza i perfetti meccanismi della grande macchina del mondo. Con la conquista del Mediterraneo da parte di Roma, la ricerca astronomica cedette il passo all’astrologia, che conquistò tutte le classi sociali. Le credenze sul carattere premonitore dei segni celesti divennero funzionali alla legittimazione astrale del principato. Il cielo dei Romani non era solo il principale mezzo di orientamento dei naviganti e l’orologio che scandisce il calendario dei lavori agricoli ma, soprattutto, veicolo di conoscenza dei destini umani e dei comportamenti più opportuni da tenere.