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I progetti astronomici di Fontana non giunsero mai a compimento. Fin dall’inizio era apparso chiaro che esaudire la volontà di Pietro Leopoldo — secondo il quale l’osservatorio doveva avere sede all’interno di Palazzo Torrigiani — avrebbe significato svolgere la ricerca astronomica da una posizione svantaggiosa, cioè in pianura e in piena città. Presto si aggiunsero però anche le difficoltà materiali per reperire all’estero la costosa strumentazione astronomica indispensabile alle osservazioni di precisione e per costruire nell’officina del Museo un grande cerchio graduato, di fatto mai ultimato. La difficoltà della situazione si accrebbe infine per i contrasti sulla conduzione del Museo sorti tra Fontana e il suo vice, nonché futuro successore, Giovanni Fabbroni (1752-1822). La concomitanza di tanti problemi determinò il declino della specola fiorentina prima ancora che fosse davvero utilizzata. Intorno al 1795 gli strumenti esistenti non erano più affidabili e la pioggia entrava dal tetto.

Telescopio newtoniano
Leto Guidi; XVIII sec.; legno, ottone

Monaco dell’ordine vallombrosano, Leto Guidi (1711-1777) realizzò un osservatorio nella Badia di S. Bartolomeo di Pistoia. Per questo telescopio Guidi si ispirò allo strumento illustrato da Jean-Antoine Nollet nelle Leçons de physique expérimentale (1743-1748).



Telescopi newtoniani
Seconda metà XVIII sec.; legno, ottone

I tre strumenti testimoniano l’ampia diffusione del telescopio di tipo newtoniano alla fine del Settecento. Le montature (di tipo azimutale) evidenziano invece le varie soluzioni tecniche adottate per muovere il tubo del telescopio in orizzontale e in verticale senza eccessivo sforzo.