Il Palazzo della Ragione sorge nel centro di Padova, all'interno dell'antica cerchia muraria duecentesca.
La città visse un periodo di grande splendore tra Duecento e Trecento grazie allo sviluppo delle attività artigianali e commerciali e alla stabilità politica determinata dalla nuova forma di governo, il Comune. In quegli stessi anni si costruirono o si ampliarono numerosi edifici religiosi, come la cappella degli Scrovegni, la chiesa degli Eremitani e il battistero del duomo, decorati con grandiosi cicli di affreschi.
Il palazzo della Ragione era il simbolo del potere comunale, il centro dei mercati cittadini ma soprattutto la sede dell'amministrazione della giustizia.
Al suo interno si può ammirare un grande ciclo astrologico composto da più di trecento riquadri disposti su tre file, ispirato dalle dottrine di del medico, astronomo e astrologo Pietro d'Abano e in origine realizzato dal più grande pittore dell'epoca: Giotto.
Il palazzo della Ragione, definito anche "nave per solcare i cieli", diventa così una macchina di previsione, un microcosmo in cui le attività umane sono giudicate tenendo conto dell'influenza degli astri.
L'aspetto del palazzo della Ragione nel XIII secolo era molto diverso da ciò che possiamo vedere oggi: in origine il piano superiore era suddiviso in tre parti, con una sala centrale a quattro colonne reggenti una copertura a capriate.
Nei primi anni del Trecento fra' Giovanni degli Eremitani rinnova la struttura del palazzo introducendo due nuovi elementi: la copertura e le logge a due piani.
Per la prima volta si innesta su di un edificio pubblico una copertura a carena di nave rovesciata che diventa elemento identificativo del Palazzo della Ragione.
Nel 1420 un incendio nei locali del mezzanino distrusse gran parte del palazzo. Le strutture in legno che sostenevano il pavimento del Salone e le coperture delle logge furono sostituite con volte in laterizio. Si eliminarono inoltre le partizioni interne del Salone che divenne un ambiente unico. Sempre in quegli anni la crescita delle attività commerciali determinò l'aggiunta di due portici sui lati Nord e Sud. Dopo l'incendio, all'interno venne ripristinata la volta stellata dipinta sulla copertura.
Un altro evento traumatico nella storia del palazzo accade nel 1756, quando un turbine distrusse gran parte della copertura del salone e della loggia settentrionale. Solo le volte della loggia meridionale rimangono affrescate, mentre quelle sul lato settentrionale vennero ricostruite.
Dal 1797 il palazzo cessa di essere la sede dei tribunali e diventa spazio per eventi temporanei. Memorabile al riguardo l'allestimento in occasione della visita dell'imperatore d'Austria Francesco I d'Asburgo nel 1815.
Le insegne dei tribunali, dipinte a partire dal 1271, costituiscono la più antica decorazione del Salone insieme alle rappresentazioni delle Virtù teologali e cardinali e del Processo a Pietro d'Abano, realizzate tra il 1370 e il 1380. Tutti questi affreschi sono collocati nella fascia inferiore delle quattro pareti perimetrali.
Osserviamo nel dettaglio l'insegna del tribunale della volpe, dove fu siglato il contratto tra Imperatrice Ovetari e Andrea Mantegna per la decorazione della cappella Ovetari. Queste insegne derivano per lo più da bestiari medievali, libri didattico-morali che raccoglievano l'antica tradizione per cui ogni animale possedeva virtù e vizi relazionabili ai caratteri umani.
L'incendio del 1420 distrusse anche il ciclo astrologico dipinto da Giotto. Niccolò Miretto e Stefano da Ferrara si occuparono del rifacimento degli affreschi ancor oggi esistenti.
Nei diversi riquadri che compongono il ciclo, posizionato nella fascia superiore delle quattro pareti, sono rappresentate le Costellazioni, i Pianeti, gli Influssi dei pianeti, i Segni zodiacali, gli Influssi dei segni zodiacali, i Mesi e gli Influssi dei mesi. Dei dodici segni zodiacali osserviamo nel dettaglio Cancro e Ariete. Entrambi i segni sono collocati sulla parete meridionale; in particolare è interessante la posizione di Ariete, in prossimità dell'angolo sud-orientale. In passato si faceva coincidere l'inizio dell'anno con il risveglio della natura; anche l'anno astrologico inizia con l'equinozio di primavera, nel mese di marzo, e quindi con il segno dell'Ariete ad esso associato.
La decorazione è divisibile in dodici settori, corrispondenti ai mesi dell'anno. In ognuno sono rappresentati un apostolo, il segno zodiacale, la personificazione del mese, la raffigurazione del pianeta che vi ha domicilio, le influenze esercitate sui caratteri e le attività dell'uomo e le costellazioni extrazodiacali. Dei sette pianeti, vediamo in dettaglio Giove in Sagittario e Marte in Scorpione collocati sulla parete settentrionale.
Delle costellazioni raffigurate nel ciclo di affreschi, determinanti nella vita degli uomini a seconda dell'aspetto che assumono al momento della nascita di ogni individuo, osserviamo in dettaglio Pegaso che si trova sulla parete orientale e l'Aquila in quella settentrionale. Delle personificazioni dei dodici mesi, osserviamo in particolare Agosto che si trova sulla parete occidentale e Aprile che si trova su quella meridionale.
La concezione astrologica descritta nel ciclo pittorico deriva da una codificazione delle antiche osservazioni dirette del cielo. Nel 150 d.C. Tolomeo elabora un modello astratto dello zodiaco diviso in dodici parti uguali, pur essendo nella realtà tredici le costellazioni che occupavano settori diversi dell'eclittica, ovvero l'orbita apparente del sole. Tale codificazione non tiene però conto della cosiddetta precessione degli equinozi, fenomeno conosciuto fin dall'Antichità per cui la mutevole oscillazione dell'asse terrestre inclinato di 23°27' rispetto all'eclittica determina la retrocessione dei punti equinoziali.
Il ciclo astrologico del Palazzo della Ragione può essere interpretato come un trattato di astrologia, dove le costellazioni dello zodiaco rimandano in modo esplicito all'immagine dell'eclittica.
Il significato di alcune figure del ciclo padovano è di difficile interpretazione. L'analisi delle corrispondenze con testi astrologici medievali suggerisce che si tratti di paranatellonta, ovvero costellazioni o parti di costellazioni extrazodiacali che ogni giorno accompagnano il sorgere del sole.
Analizzando la costellazione del Toro si possono verificare corrispondenze di posizione tra alcune figure del ciclo e quelle ad esse relative in tre trattati medievali: l'Introductio in Astrologiam, nella trascrizione trecentesca di un manoscritto derivato da Albumasar e attribuito a Zaparo Fendulo, uno manoscritto duecentesco proveniente dalla corte di Alfonso X e l'edizione a stampa del 1488 dell'Astrolabium Planum di Pietro d'Abano.
Analizzando alcune corrispondenze, vediamo che la posizione di Cassiopea, così come appare nel ciclo, si ritrova uguale nella prima decade del trattato di Zaparo Fendulo, e al grado settimo sia della rota di Alfonso X che dell'Astrolabium Planum di Pietro d'Abano. Oppure che la posizione dell'immagine che rappresenta una lite tra due cani, si ritrova uguale al ventesimo grado della rota alfonsina e dell'Astrolabium Planum di Pietro d'Abano.
Per il ciclo astrologico padovano, oltre alle corrispondenze di posizione di cui abbiamo visto due esempi, sono stati identificati anche alcuni modelli iconografici di riferimento in testi astrologici medievali.
Nel caso della Costellazione del Cancro, la figura del Centauro nel ciclo padovano trova evidenti riferimenti figurativi nella corrispondente immagine della costellazione sia nel Liber di Michele Scoto dell'inizio del XIII secolo che nel trattato di Zaparo Fendulo.
Anche nel caso della rappresentazione della Barca, si trovano chiari riferimenti figurativi sia nell'Astrolabium Planum che nel trattato redatto alla corte di Alfonso X.
Spostandosi lungo l'eclittica e passando dalla costellazione del Cancro a quella del Leone, si riscontrano interessanti analogie formali tra la rappresentazione dell'Idra nel ciclo padovano e quella nei trattati astrologici menzionati; in particolare interessante la compresenza di Idra e Crater sia nell'affresco del salone che nel trattato di Michele Scoto.