Le strade del marmo
Grazie alle importanti cave sfruttate sin dalla metà del I secolo a.C., in Toscana ha preso forma una vera e propria civiltà del marmo. Con questo termine si intende indicare non soltanto la raffinata e complessa tecnologia necessaria all’estrazione e al trasporto degli immani blocchi, ma anche quella società che da secoli vive di questa preziosa risorsa.
La tradizione storica del marmo
Il marmo costituì in passato uno dei principali materiali lapidei utilizzati negli apparati decorativi e artistici. In particolare, nel periodo greco-romano questo materiale fu uno degli elementi principali delle attività produttive ed economiche. Interessanti e di notevole importanza risultano dunque le testimonianze archeologiche relative alla escavazione romana, come la cava romana del bacino di Colonnata.
Durante il periodo mediceo, l’industria del marmo ebbe in Versilia un forte impulso. Seravezza, in particolare, aveva un importante ruolo strategico nella politica medicea, trovandosi al centro di una zona ricca di giacimenti marmiferi e ferrosi. Michelangelo Buonarroti mostrò particolare interesse per i marmi delle Apuane. All’artista si deve, peraltro, la valorizzazione dei giacimenti marmiferi dello spettacolare Monte Altissimo.
Oggi l’area estrattiva delle Apuane rappresenta uno dei poli più importanti a livello mondiale per la lavorazione di questo materiale lapideo sia in campo edilizio per usi architettonici e decorativi, sia in ambito industriale per le industrie chimiche e vetrarie.
I luoghi del marmo
I richiami storico-culturali e la bellezza del paesaggio delle Alpi Apuane rendono particolarmente affascinante un itinerario tecnico-scientifico, che può essere anche occasione per un percorso naturalistico. L’area del marmo presenta numerosi ed evidenti segni materiali legati all’attività estrattiva, di lavorazione e di commercializzazione della pregiata risorsa mineraria.
Fra le province di Lucca e Massa-Carrara si trovano molte cave di marmo che delineano un paesaggio di forte suggestione affacciato sul litorale versiliese. Dal Monte Altissimo ai bacini marmiferi di Torano, di Miseglia e di Colonnata è un susseguirsi di cave e di vertiginose pareti bianchissime e lucenti.
Gli imponenti viadotti sopra Miseglia, la galleria fra Fantiscritti e Ravaccione, i ponti di Vara e il ponte in ferro di Vezzala sono alcune delle testimonianze del tracciato dell’antica ferrovia marmifera, entrata in attività negli ultimi anni dell’Ottocento e dismessa nel 1964. La ferrovia rendeva più pratico il trasporto del marmo che in epoca precedente era effettuato dall’uomo, mediante la complessa operazione della "lizzatura", e da carri e barrocci trainati da buoi.
Una piccola rete di musei documenta il lavoro e i costumi popolari legati al marmo. Fra questi, merita segnalare il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, ospitato nel bel Palazzo Mediceo di Seravezza, il Museo Etnologico delle Apuane "Luigi Bonacoscia" a Massa e il Museo Civico del Marmo a Carrara.
A conclusione dell’itinerario meritano una visita anche le numerose botteghe artigiane di Pietrasanta e il Museo dei Bozzetti, ospitato nei loggiati dell´ex convento di Sant´Agostino, che raccoglie i più significativi gessi e disegni preparatori realizzati dagli scultori che hanno lavorato e lavorano nei laboratori versiliesi dai primi del Novecento a oggi.
Non lontano da Pietrasanta, infine, si trova la celebre località balneare di Forte dei Marmi, che deve il suo nome ad un magazzino di marmi nel quale venivano raccolti i marmi in attesa di essere caricati sui "navicelli". Il magazzino era ubicato nei pressi di un forte fatto costruire intorno al 1788 dal Granduca Pietro Leopoldo.
- Antica Ferrovia Marmifera
- Cave di Marmo del Bacino di Colonnata
- Cave di Marmo del Bacino di Miseglia
- Cave di Marmo del Bacino di Torano
- Cave di Marmo del Monte Altissimo
- Museo Civico del Marmo
- Museo Etnologico delle Apuane 'Luigi Bonacoscia'
- Palazzo Mediceo di Seravezza - Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica
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Scheda a cura Graziano Magrini
Data aggiornamento 15/feb/2008