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Il telescopio di Galileo

Dall’Antichità fino al Cinquecento, gli strumenti per l’osservazione astronomica subirono minimi cambiamenti. A parte alcuni perfezionamenti dovuti a singoli astronomi, essi erano costituiti da telai girevoli muniti di scale graduate e di apposite mire. Questi strumenti attrezzavano i maggiori osservatori islamici e europei, e permettevano di determinare con precisione le posizioni degli astri. Quadranti, sestanti, anelli e regoli di vario genere e dimensione permettevano all’astronomo di compiere il proprio lavoro, consistente nell’aggiornare i parametri numerici che regolavano i moti celesti.

In questo ambito scientifico, al di là della struttura generale dell’Universo in cui un astronomo poteva riporre fede, i cieli erano considerati completamente esplorati. All’inizio del Seicento si riteneva che tutti i pianeti esistenti fossero conosciuti e che tutte le stelle fisse fossero identificate e catalogate. Anche la più attenta e sistematica osservazione del cielo non avrebbe mai svelato nulla di nuovo, a eccezione di qualche occasionale cometa o stella nova. Nessuno poteva immaginare quali straordinarie novità sarebbero state svelate da uno strumento ottenuto inserendo due lenti da occhiali alle estremità di un tubo.

L'osservatorio di Stjerneborg realizzato da Tycho (W.J. Blaeu, Cosmographie Blaviane, 1667) Putto con occhiali e telescopio (Museo degli Argenti, Loggetta del Mezzanino, Firenze)
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