5.3 - L'evoluzione del telescopio
Già i primi costruttori di telescopi si erano empiricamente accorti che gli effetti dell’aberrazione cromatica (della quale non si aveva ancora cognizione teorica) diminuiscono sensibilmente aumentando il rapporto tra lunghezza focale e diametro dell’obiettivo. Tale aumento non è proporzionale al diametro dell’obiettivo, ma al suo quadrato, il che portò a uno straordinario incremento della lunghezza dei telescopi, che in pochi decenni raggiunsero lunghezze anche di alcune diecine di metri. Si cercarono quindi soluzioni alternative basate sull’utilizzo di specchi, che non sono affetti da aberrazione cromatica. Nel 1663, James Gregory (1638-1675) ideò uno strumento costituito da uno specchio primario a sezione parabolica e da un secondario a sezione ellittica. Nel 1668, Isaac Newton realizzò uno strumento, anch’esso con obiettivo parabolico, nel quale uno specchietto piano, inclinato di 45°, rinvia il fascio ottico lateralmente. Nel 1672, infine, Laurent Cassegrain (c. 1629-1693) propose uno strumento, sempre con obiettivo parabolico, ma con secondario convesso e a sezione iperbolica. Ciò che tuttavia impedì l’affermazione del riflettore fu la scarso potere riflettente degli specchi dell’epoca, costituiti di una lega di rame e stagno detta speculum.
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