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Istituzioni di interesse galileiano e luoghi della memoria

ritratto di galileo

 
  • Palazzo Castellani, sede del Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze.
  • "Galileo osserva la lampada nel Duomo di Pisa", affresco di Luigi Sabatelli, Tribuna di Galileo, Firenze.
  • Facciata della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
  • Fortezza Vecchia, Livorno.

Pisa conserva all'interno delle principali istituzioni culturali, sia in quelle che vivono fin dai tempi di Galileo, sia in quelle successivamente fondate (l'Università degli Studi, con la sua ricca Biblioteca, l'Archivio di Stato e la Domus Galilaeana) un patrimonio di lettere, scritti originali e collezioni di cimeli arricchitesi nel corso dei secoli, che sono parte non infima dei documenti di interesse galileiano finora conosciuti.

 

A Firenze la celebrazione di Galileo ha assunto varie forme, dalla costruzione di monumenti, alla raccolta sistematica di materiali di interesse storico e archivistico.

Alcuni strumenti che Galileo aveva donato ai Medici, come la lente obiettiva del cannocchiale col quale lo scienziato aveva compiuto numerose osservazioni tra il 1609 e il 1610, furono conservati nella Guardaroba del Principe, poi Cardinale, Leopoldo de' Medici. Alla morte di questi, gli oggetti entrarono a far parte della collezione medicea, custodita nella Galleria degli Uffizi, dove rimasero fino al 1793, quando furono trasferiti nel Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze.

 

Il momento di massima celebrazione dello scienziato si ebbe con la realizzazione di un edificio monumentale, denominato Tribuna di Galileo, all'interno del Museo di Fisica e di Storia Naturale. La Tribuna fu inaugurata nel 1841 in occasione del terzo Congresso degli Scienziati Italiani. L'opera presenta un ricco apparato iconografico, con affreschi e bassorilievi che raffigurano gli strumenti, le scoperte scientifiche e gli scienziati che le resero possibili. Al centro dell'emiciclo della Tribuna è collocata la statua di Galileo scolpita da Aristodemo Costoli, mentre ai lati erano esposti alcuni strumenti scientifici appartenuti a lui e all'Accademia del Cimento. Nel 1927 tali strumenti, tra i quali gli unici due cannocchiali pervenutici tra quelli costruiti personalmente da Galileo, furono trasferiti nel Museo di Storia della Scienza, fondato per iniziativa dell'Università di Firenze. Ancora oggi, l'Istituto e Museo di Storia della Scienza ha un ampio spazio espositivo, nel quale sono esposti alcuni preziosi strumenti originali, alcuni cimeli e molti modelli realizzati nel Settecento e nell'Ottocento per illustrare le fondamentali ricerche galileiane di meccanica.

 

Passeggiando per Firenze, capita spesso di imbattersi in monumenti che richiamano la figura di Galileo. Una statua che lo raffigura si trova nel Loggiato degli Uffizi, un'altra nella facciata della Biblioteca Nazionale Centrale, che all'interno dei suoi fondi manoscritti conserva la più grande collezione galileiana esistente al mondo. Un busto si osserva, pur con qualche difficoltà, data la distanza dal suolo, nell'angolo sinistro, in basso, della cornice che inquadra il rosone centrale della facciata ottocentesca del Duomo di Santa Maria del Fiore. Il monumento evocativo più recente è la grande stele intitolata Sole per Galileo Galilei, opera di Giò Pomodoro, inaugurata nel settembre del 1997 in piazza Poggi, sul Lungarno Serristori.

 

Molte sono le testimonianze celebrative galileiane anche all'interno degli edifici monumentali. Un ritratto di Galileo del secondo decennio del Seicento si osserva nella Sala Verde, lungo la parete di sinistra, dell'Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella. A Casa Buonarroti nel 1636 Francesco Montelatici, detto Cecco Bravo, dipinse lo scienziato con il cannocchiale e un libro aperto che mostra la superficie della Luna. Nel Corridoio di ponente della Galleria degli Uffizi Galileo, nel 1663, fu effigiato - su commissione della famiglia Medici - come il "Nuovo Archimede". All'ingresso dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza si trova un imponente busto in marmo scolpito nel 1674 da Carlo Marcellini. Nella Galleria d'Arte Moderna, a Palazzo Pitti, si osservano altre scene galileiane, opera del pittore pratese Luigi Catani, mentre nel Museo degli Argenti alcuni puttini sorreggono lenti, occhiali e cannocchiali. E, infine, non poteva mancare una statua dello scienziato pisano nel Rettorato dell'Università degli Studi di Firenze.

 

Il nome di Galileo è evocato anche in altre città della Toscana. Nell'Ottocento fu celebrato nel Palazzo Comunale di Pistoia con un'opera lirica a lui intitolata, e il filantropo Niccolò Puccini, nella sua villa di Scornio, realizzò un giardino nel quale erano disseminati molti monumenti dedicati alla scienza; fra questi, l'emiciclo di Galileo, ancora oggi visibile, sebbene in precarie condizioni.

 

Galileo ebbe anche Livorno fra i centri delle proprie ricerche. Tra il 1590 e il 1692 don Antonio de' Medici (1576-1621) propose una macchina per vuotare la darsena di Livorno sulla quale - secondo quanto riferisce Viviani nel Racconto istorico - Galileo espresse un giudizio negativo. Nel 1617 lo scienziato pisano fu al porto per provare il suo celatone, un dispositivo concepito per utilizzare il cannocchiale su una nave anche con il mare mosso. Anche il Fanale dei Pisani dovette essere luogo di osservazione celeste. Dopo la morte di Galileo, la Fortezza Vecchia dei Sangallo fu teatro, nel 1662, degli esperimenti sul moto dei proiettili fatte dagli accademici del Cimento per confermare sperimentalmente le conclusioni di Galileo. Verso la metà dell'Ottocento il commerciante di origine francese Francesco Giacomo Larderel, che per primo aveva impiantato un nucleo industriale a Montecerboli per la produzione del borace, fece collocare nell'atrio del suo splendido palazzo le statue di alcuni toscani illustri, fra le quali anche quella di Galileo.

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Scheda a cura di Sara Bonechi

Data aggiornamento 08/lug/2008