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Preistoria dell'invenzione del telescopio

1.3 - Fra camera oscura e telescopio

Camera oscura per osservare eclissi di Sole (R. Gemma Frisius, Cosmographia..., 1584) Lanterna magica (G. Fontana, Bellicorum instrumentorum liber, 1420-40) Camera oscura con specchio per raddrizzare l'immagine (E. Danti, La prospettiva di Euclide..., 1573) Schema del progetto di telescopio di W. Bourne

L’identità fra il punto focale e il punto d’inversione delle immagini visibili in uno specchio concavo o attraverso una lente convessa era empiricamente nota, ma estranea alla tradizione perspettiva dell’ottica. In modo analogo, anche la teoria delle immagini generate da una "camera oscura" era estranea alla tradizione perspettiva. Questa situazione creò non poca confusione concettuale; tracciando sulla carta le costruzioni geometriche della tradizione perspettiva, alcuni matematici - fra cui Giovanni Fontana (c. 1395-c. 1455) - ritennero di poter costruire lanterne magiche in grado di proiettare immagini fluttuanti nell’aria.

Malgrado questa confusione, la camera oscura dotata di lenti o specchi per raddrizzare le immagini aprì la via ai primi tentativi teorici per realizzare un telescopio. In particolare, William Bourne (m. 1583) progettò un dispositivo per ingrandire gli oggetti lontani grazie alla combinazione di una lente convessa e di uno specchio concavo. Purtroppo, il concetto di ingrandimento di Bourne - più larga la lente, maggiore l’effetto - portò il dispositivo al fallimento. Qualunque fabbricante di lenti avrebbe incontrato difficoltà materiali insormontabili nel tentativo di costruire lenti molto grandi.

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