di Leonardo da Vinci 1478*-2004**    
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Augusto Marinoni (1981)
 
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Nel saggio pubblicato nel lussuoso volume-portfolio di grande formato (Leonardo da Vinci: l'automobile e la bicicletta) del 1981, Augusto Marinoni, se criticava per le troppo audaci integrazioni la ricostruzione di Canestrini, prendeva soprattutto le distanze dal giudizio, a suo avviso, "riduttivo" espresso nel suo Leonardo architetto (Milano, Electa, 1978, p. 320) sull'"automobile" di Leonardo da Carlo Pedretti , il quale ne aveva sottolineato le analogie con i precedenti carri semoventi di Taccola e di Francesco di Giorgio. Secondo Marinoni, il ricorso alla trazione a molla costituisce una novit sostanziale introdotta da Leonardo rispetto ai predecessori, nei progetti dei quali la forza motrice erogata da uomini. Nella seconda parte del suo saggio Marinoni richiamava l'attenzione su un disegno fino ad allora trascurato (CA, f. 114r; 40rb), di qualche anno pi tardo del CA 812r (296va), dove debolmente abbozzato un carro a cinque ruote ad una delle quali " applicato un congegno non chiaramente definibile (ingranaggio a lanterna?) nel quale si riconoscono chiaramente due manovelle, con le quali la forza muscolare dell'uomo mette in moto il carro". Nel labile disegno Marinoni ritiene siano riconoscibili: l'ingranaggio a lanterna che ingrana i pioli di una delle ruote; due grosse molle a balestra, destinate a fornire forza motrice; un cilindro sporgente dalla ruota destra per avvolgere le corde destinate a regolare la distensione delle molle (un sistema, cio, di scappamento); un sedile sul quale assiso un pilota che comanda uno sterzo.
Sulla base di questi elementi, Marinoni concludeva che il disegno presenta tutti gli elementi identificati nell'"automobile"di Leonardo (f. 812r del CA) da Semenza e Canestrini e va dunque considerato come un progetto di sviluppo, ancorch incompleto e aperto ad ulteriori approfondimenti, del carro automotore. Nella parte conclusiva del suo saggio, Marinoni criticava la diversa interpretazione del CA 114r fornita da Pedretti (Leonardo architetto, p. 319), secondo il quale esso rappresenterebbe un dispositivo mobile per sollevare oggetti dal peso cospicuo, come le campane. Marinoni ripropose la tesi centrale della propria interpretazione dell'"automobile" di Leonardo sia nell'introduzione a Laboratorio su Leonardo del 1983 (pp. 30-31), sia nel saggio Leonardo's impossible machines del 1987. In entrambi i contributi egli sottolineava le numerose licenze che Canestrini si era concesso rispetto al disegno di Leonardo nella sua ricostruzione in modello dell'automobile.